Intervista esclusiva a Stefano Boni, segretario toscano della Fit-Cisl
Intervista esclusiva a Stefano Boni, segretario toscano della Fit-Cisl.
Lo abbiamo interpellato in merito alla sicurezza sui luoghi di lavoro.
Come prima domanda siamo curiosi di sapere i compiti della Fit-Cisl
Noi ci occupiamo di tutto quello che è il mondo dei trasporti che va dai marittimi, agli autostradali, all’ANAS ed il trasporto ferroviario. In tutto quello che riguarda i trasporti noi siamo in campo per rappresentare i lavoratori di questo settore.
In riferimento al comunicato che avete fatto sulla deregolamentazione e precarizzazione dei lavoratori portuali ci può dire qualcosa in più?
Noi abbiamo fatto un comunicato per quanto riguarda il lavoro in autoproduzione che riguarda sia i marittimi che i portuali che è una questione abbastanza difficile che si protrae nel tempo e da diverso tempo.
Oggi c’è un disegno di legge in discussione al Parlamento per regolamentare questo lavoro.
Noi siamo fortemente preoccupati perché chiediamo al governo che faccia chiarezza su chi deve fare cosa. Per noi i marittimi devono fare i marittimi ed il lavoro dei portuali deve essere svolto dai portuali.
Per l’appunto, in particolare, gli armatori ecc…, su questa partita si sono rifilati da tempo ed, in alcuni casi, che questi casi diventano sempre più spesso, i lavori di carico e scarico e di posizionamento merci all’interno del porto, invece di farlo svolgere ai lavoratori portuali lo fanno svolgere, direttamente, ai propri dipendenti, ai marittimi.
Questa cosa a noi non va assolutamente bene perché, come si è visto poi nel tempo, ci sono stati diversi incidenti sul lavoro e la sicurezza va messa al primo posto.
La sicurezza, la formazione, la preparazione vanno messi al primo posto e quindi noi chiediamo al governo di intervenire e di regolamentare questo lavoro.
I portuali devono essere il soggetto principale che svolge il lavoro di scarico posizionamento delle merci all’interno del porto mentre i marittimi sono quelli che, in prima persona, vengono chiamati quando la nave è in navigazione.
Questa è una partita importantissima. Ecco perché abbiamo fatto un volantino, ecco perché abbiamo fatto un comunicato, ecco perché insistiamo su questo punto che diventa fondamentale.
Oggi il governo deve decidere.
Come si sono comportate le aziende portuali nel periodo del Covid19?
Sul Covid19, al di là del primo impatto iniziale dove c’è stato un pò di sbandamento e quindi si è dovuto aggiustare il tiro, le aziende si sono dotate dei sistemi di sicurezza.
Abbiamo avuto un’interlocuzione con la Regione Toscana abbastanza buona dove il presidente Rossi ha emanato diverse circolari che erano in coerenza con le indicazioni del governo e quindi, molte aziende, si sono attrezzate da subito e si sono messe in regola.
Hanno fornito, ai loro dipendenti, i sistemi di sicurezza come guanti, mascherine, gel e mantenimento della distanza fra le persone.
Questo è stato uno dei nostri campi di battaglia.
Tutt’oggi continuiamo a dire che il pericolo c’è sempre e dobbiamo continuare ad usare le mascherine, lavarsi bene le mani e mantenere le distanze.
Perché, se noi riusciamo a tenere questo tipo di comportamento, sicuramente, quando arriverà settembre o ottobre, che tutti si aspettano la seconda ondata, andremo a fronteggiarla in maniera buona.
Quindi continuiamo con questa sicurezza.
In questo momento, ma anche a marzo, il sindacato ha avuto un ruolo importante anche perché il protocollo nazionale, che è stato sottoscritto con il Ministero dei Trasporti.
Il protocollo riguardava la sicurezza nei trasporti in generale ed è stato recepito dall’ultimo D.P.C.M. del governo che, con l’allegato 8, ha sancito il ruolo fondamentale del sindacato sulla prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Quindi io credo che da li bisogna ripartire, da li bisogna che tutte le aziende si mettono in regola, quasi tutte oggi lo sono, perché i lavoratori possano lavorare in tranquillità e sicurezza.
La ripartenza deve essere una ripartenza vera dove un lavoratore va a lavorare ma si sente anche tranquillo perché l’anzienda ha messo in campo tutti i dispositivi necessari per rientrare in tranquillità.
Quindi possiamo fare anche un appello alle autorità in merito alla sicurezza?
Le Autorità, in questo senso, devono avere un ruolo maggiore nel controllo e nella vigilanza delle regole di come si svolge il lavoro all’interno del porto.
Mi riferisco all’autoproduzione in modo che ci sia una regolamentazione dove, in tutti i porti italiani, si lavori nella stessa maniera.
Quindi un grande ruolo delle Autorità che intervengono e stabiliscono come si deve svolgere il lavoro ci deve essere.
Un’altra cosa importante è che le Autorità vigilino affinché le norme sulla sicurezza, quindi tutti i lavoratori, siano dotati di sistema di sicurezza.
Il disegno di legge che sta in parlamento dovrebbe dare maggiore forza alle Autorità per poter intervenire e quindi fare la parte terza fra gli armatori ed i lavoratori.
Fare un pò l’arbitro su come si lavoro e come si gioca con concorrenza all’interno del porto.
Ci vogliamo, anche noi dell’Osservatore.com, aggregare a questo appello anche perché a a Livorno ne sappiamo qualcosa di morti bianche in porto
E’ una partita importante.
La sicurezza, che può sembrare al datore di lavoro un costo, deve essere invece un investimento, un investimento per il futuro e la sicurezza dei lavoratori.
Un investimento che da dignità nel lavoro e, anche, una prospettiva di crescita al tutto il comparto.
Di seguito il video della nostra intervista:
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