Le associazioni ambientaliste rispondono alle dichiarazioni dei primi cittadini, sottolineando l’importanza della prevenzione e delle analisi scientifiche.
Le associazioni ambientaliste di Legambiente Costa Etrusca, Legambiente Livorno, Movimento Ambientalista Cecinese, Lipu-BirdLife Italia e WWF Livorno hanno voluto esprimere un parere critico riguardo alle recenti dichiarazioni dei sindaci di Livorno, Cecina, Guardistallo e Bibbona, in merito allo straripamento del fiume Cecina. Secondo le associazioni, i commenti dei primi cittadini appaiono dettati più da un sentimento di rabbia che da un’analisi approfondita e scientifica delle cause del fenomeno.
Gli ambientalisti hanno voluto sottolineare come le osservazioni condotte dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e dalle università italiane conducano a conclusioni diverse, spesso opposte rispetto a quanto affermato dai sindaci. La questione del dissesto idrogeologico, secondo le associazioni, non può essere risolta con semplici accuse, ma richiede una riflessione profonda sulle cause che lo alimentano. Tra queste, la cementificazione dei suoli, l’impermeabilizzazione delle superfici e la deforestazione svolgono un ruolo cruciale.
Il disboscamento su larga scala, specie nelle aree del bacino idrografico della Val di Cecina, è stato indicato come uno dei principali fattori che contribuiscono alla perdita della capacità dei suoli di assorbire l’acqua e a prevenire le inondazioni. Inoltre, il taglio massivo di alberi per la produzione di pellet o cippato, necessario per il riscaldamento, è in contrasto con le strategie di riduzione della CO2 e di mitigazione del cambiamento climatico. Questo processo distruttivo rende le aree più vulnerabili ai fenomeni climatici estremi come le alluvioni.
In risposta alle dichiarazioni che attribuiscono la colpa dei danni alle inondazioni alla mancata rimozione degli alberi lungo i fiumi, le associazioni ambientaliste contestano tale affermazione. Piuttosto, essi ritengono che la scomparsa della vegetazione ripariale e la riduzione delle aree boschive siano tra le principali cause della distruzione che questi eventi estremi portano con sé. La mancanza di una corretta applicazione dei vincoli di tutela del territorio non ha fatto altro che aumentare il rischio alluvionale.
Gli ambientalisti non si limitano a criticare, ma propongono anche soluzioni concrete. Una di queste è il ritorno ai cosiddetti “contratti di fiume”, strumenti che permettono a tutte le parti interessate — amministrazioni, enti, aziende e cittadini — di collaborare per prevenire i disastri futuri. In particolare, si sottolinea come sia giunto il momento di passare dalla teoria alla pratica, con interventi coordinati tra i comuni per mettere in sicurezza il fiume Cecina e gli altri corsi d’acqua a rischio.
In conclusione, le associazioni invitano i sindaci a prendere l’iniziativa, sollecitando la Regione a riconvocare tutti i soggetti coinvolti e a riprendere i lavori necessari per prevenire ulteriori disastri. Solo con un’azione coordinata e proattiva sarà possibile garantire la sicurezza delle comunità e delle campagne circostanti.