Con il nuovo piano socio sanitario integrato la Regione Toscana ripensa i modelli di assistenza, con l’obiettivo di rispondere in modo ancora più efficace ai bisogni delle persone
Un occhio al presente e l’altro al futuro. Con il nuovo piano socio sanitario integrato la Regione Toscana ripensa i modelli di assistenza, con l’obiettivo di rispondere in modo ancora più efficace ai bisogni delle persone. Un lavoro avviato nel 2023, con molte riforme già in corso o addirittura nella fase di messa a terra.
Un documento di programmazione preliminare che oggi avvia la fase di confronto con le parti sociali e si apre alla partecipazione e ai suggerimenti di cittadini, professionisti, operatori ed associazioni, per risolvere eventuali imperfezioni e lavorare sui particolari. Prima dell’approvazione in giunta e della discussione in Consiglio regionale. La prima giornata di ascolto è andata in scena oggi nell’auditorium del Cto a Careggi: il 23 ottobre sarà la volta di Pisa e il 29 ottobre alle Scotte di Siena. Ma osservazioni e contributi potranno essere inviati anche per posta elettronica a partecipaalpiano@regione.toscana.it.
“Fare pianificazione oggi – sottolinea l’assessore al diritto alla salute, Simone Bezzini – è sempre più difficile, stretti come siamo nella morsa tra emergenza e quotidianità. Ma è un elemento essenziale per non perdere di vista l’orizzonte. Solo dandoci obiettivi di medio e lungo termine si può vincere la sfida e costruire un nuovo equilibrio tra bisogni di salute, qualità della presa in cura e sostenibilità.” “Da un lato – evidenzia – abbiamo di fronte cambiamenti sociali, demografici ed ambientali che incidono sui bisogni e sulla richiesta di prestazioni. Dall’altro c’è la questione della carenza delle risorse, finanziarie e professionali. Il rischio di un cortocircuito è significativo e per scongiurarlo non basta solo la resistenza quotidiana ma sono necessarie linee di programmazione ispirate a innovazione ed appropriatezza. Ed è importante che tutto ciò avvenga con il coinvolgimento dei professionisti e tutti gli stakeholders del sistema sanitario”.
“La società infatti invecchia – prosegue l’assessora alle politiche sociali, Serena Spinelli – ed aumentano malati cronici e comorbilità, conseguenza anche di un elemento positivo che è l’allungamento dell’aspettativa di vita. Aumentano i poveri: anche in Toscana, che nonostante abbia qualche anticorpo in più di altre regioni non ne è immune”. “Viviamo – rimarca l’assessora – in una fase complessa dove, a livello nazionale, il pensiero è che la cura sia responsabilità del singolo, la povertà una colpa e poco si investe. In Toscana pensiamo invece che la presa in cura sia una responsabilità della collettività”. “Occuparsi di welfare e di sociale – conclude – non vuole dire solo fare politiche per chi è stato meno fortunato: vuol dire garantire e mantenere dei diritti, vuol dire per le persone con disabilità ad esempio lavorare non solo per l’assistenza ma per la loro autonomia. Vuol dire invecchiamento attivo e possibilità di intervento quando è necessario un sostegno. E questa è la sfida, per il futuro, anche di questo piano”.
Nel corso della mattinata è spettato al direttore generale della sanità toscana in Regione, Federico Gelli, sintetizzare un piano denso fatto di tre tomi. Parte dal lavoro di squadra, al centro dell’elaborazione del documento ma anche della messa a terra, spesso, delle politiche socio sanitarie, che si esplicano attraverso il contributo di più enti e soggetti. Ne fissa la strategia, quella di un approccio che vede interconnessi tra loro la salute delle persone, degli animali e dell’ambiente. Ne racconta i capisaldi: la centralità della persona, l’appropriatezza, efficacia ed efficienza delle cure, la garanzia di equità e universalismo. Un sistema in cui la centralità della Regione diventa imprescindibile. Parla naturalmente anche dell’aumento della spesa sanitaria, legata in parte all’invecchiamento della popolazione, e di sostenibilità del servizio sanitario regionale, dove un passaggio importante diventa l’anticipare la risposta ai bisogni di salute coinvolgendo comunità e reti.
Prevenzione e mortalità. Sul fronte della prevenzione fumo, alcol, alimentazione e peso corporeo, attività fisica (quando non c’è o non è adeguata), dipendenza da sostanze e gioco d’azzardo rimangono i principali fattori di rischio per la salute. La Toscana, dal par suo, si conferma tra le regioni più longeve d’Italia: la malattie del sistema cardiocircolatorio e i tumori sono le principali cause di morte, dopo i quaranta anni, mentre traumi e incidenti lo sono tra i giovani. Le malattie croniche sono stabili rispetto agli anni passati.
Gli obiettivi su cui lavorare. La Toscana può farsi forza di un’integrazione socio sanitaria che già c’è ed è diffusa, della qualità elevata delle cure e di riforme importanti e strutturali già avviate, delle collaborazioni internazionale e della sperimentazione clinica. Visite specialistiche e prestazioni diagnostiche sono cresciute del 48 per cento dal 2019 al 2024, prima e dopo il Covid, passando da un milione e 991 mila a 2 milioni e 946 mila l’anno.
Il Pnrr, i finanziamenti dell’Unione europea, la sanità digitale e il nuovo modello di assistenza territoriale che si comporrà di case di comunità, assistenza a domicilio, telemedicina e piccoli ospedali nei territori al fianco dei grandi nosocomi costituiscono sicuramente un’opportunità per migliorare la risposta ai bisogni dei cittadini e rispondere ai punti deboli che riguardano accesso alle cure e liste di attesa, la salute mentale, lo sviluppo della rete delle cure palliative e la difficoltà nel reclutamento di alcune figure professionali (infermieri ma anche medici). Lotta alle disuguaglianze e inclusione sociale, accanto alla transizione ecologico-energetica e digitale, saranno i cardini dei modelli organizzativi da ripensare.