“C’è una confusione che non va alimentata”
“Sulla vicenda dello sversamento di liquami nel fiume Fine, nel Comune di Rosignano Marittimo (Li) “C’è una confusione che non va alimentata”. A dirlo l’assessora regionale all’ambiente Monia Monni, che prosegue: “Di fronte a questi accadimenti le cittadine e i cittadini hanno bisogno di chiarezza e informazioni precise. Ciò che ogni Ente pubblico deve fare è normato dalla legge e a quella serve attenersi”.
“A seguito dello sversamento del 16 agosto – spiega l’assessora – l’amministrazione comunale di Rosignano, anche sulla base delle risultanze dei campionamenti effettuati da ARPAT, ha ritenuto necessario e urgente intervenire per limitare gli effetti dello sversamento nell’ottica di riportare la situazione ad uno stato di normalità. Il Comune è l’unico ente titolato a fare questo tipo di attività ed evidentemente ora dovrà rivalersi sul soggetto privato autore dello sversamento, per recuperare le somme spese che non possono e non devono ricadere sulle spalle delle cittadine e dei cittadini di Rosignano”.
“Apprendo inoltre – aggiunge Monni – che c’è un opportuno interessamento dell’autorità giudiziaria, alla quale spetta accertare eventuali ulteriori profili di responsabilità. Questo fronte ovviamente non compete né alla Regione né al Comune, ma rispetto ad esso rimaniamo come usualmente a completa disposizione”.
“Gli uffici della Regione Toscana – ricorda l’assessora – sulla base delle comunicazioni ricevute dalla Polizia Provinciale e da ARPAT, che ringrazio entrambi per il tempestivo intervento, hanno avviato i propri accertamenti per valutare l’eventuale adozione di atti amministrativi di competenza sul regime autorizzativo dell’azienda che ha determinato lo sversamento, ma questa attività nulla attiene in senso stretto alle ricordate azioni di immediato intervento predisposte dal Comune”.
Riguardo, infine, al supporto chiesto dal Comune di Rosignano a fine agosto sul divieto di emungimento dal fiume Fine, si evidenzia che, pur rimanendo gli uffici regionali a disposizione del Comune, non ci sono competenze della Regione Toscana rispetto ad una legittima ordinanza del Sindaco, che è tenuto a farla osservare attraverso i propri organi di controllo.
“E’ fuorviante – conclude l’assessora – il richiamo al tema delle bonifiche, perché non siamo in questo campo bensì nell’ambito di un’attività correlata ad uno sversamento in acque superficiali. Dopo aver risentito ARPAT, confermo che allo stato attuale delle conoscenze non ci sono evidenze di compromissione di altre matrici ambientali, che farebbero scattare opportunamente uno specifico procedimento di bonifica. A ciò aggiungo che la richiesta di un intervento regionale sulla bonifica del fiume Fine, oltre che non supportata da evidenze tecniche, è concettualmente sbagliata perché l’obiettivo di una pubblica amministrazione non può essere quello di fare pagare alle cittadine e ai cittadini i danni arrecati da un soggetto privato, bensì dovrebbe essere quello di far pagare l’inquinatore, rispettando un principio architrave del diritto ambientale: chi inquina paga”.