L’Organizzazione Mondiale della Sanità innalza la soglia di allerta sulla diffusissima polvere per l’igiene personale: rischi “limitati” ma esiste la certezza sulla nocività
Non più “possibile” ma “probabile cancerogeno”: così l’Oms ha innalzato la soglia d’allerta nei confronti di un prodotto che da decenni è divenuto di uso comune per milioni di famiglie, il talco. Il recente studio è stato effettuato da Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, entità facente parte dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità.
I dati già disponibili sono stati rivalutati sulla base delle nuove ricerche, che hanno evidenziato il potenziale dannoso attraverso i test effettuati su animali e altre prove di laboratorio, pur sottolineando tra le attuali conclusioni che le prove scientifiche sul rischio di tumore ovarico femminile sono “limitate”.
Si attende nel 2025 la pubblicazione di una monografia sul tema da parte di Iarc, che tratterà soprattutto di acrilonitrile (composto presente nel talco e utilizzato per la sintesi di materie plastiche, sotto osservazione in quanto sicuramente cancerogeno), mentre l’attuale rivalutazione è stata pubblicata dalla rivista scientifica Lancet Oncology.
La ricerca che ha portato alla nuova soglia d’allerta ha coinvolto 29 scienziati provenienti da 13 nazioni: elaborando i dati già disponibili hanno potuto certificare prove “limitate” sulla base dei casi di cancro negli esseri umani riconducibili al talco, “sufficienti” nei test animali e prove concrete, definite “forti”, nei test meccanici di laboratorio su cellule primarie umane e ambienti sperimentali.
Oms ha specificato che i test in questione sono stati effettuati per monitorare le possibili conseguenze su vasta scala: l’estrazione del minerale da cui si ottiene il talco rappresenta infatti un rischio per la salute a causa della possibile inalazione, la quale potrebbe avvenire in ogni momento in quanto prodotto presente in una vastissima gamma di prodotti di uso comune.
Il talco può infatti essere presente in cosmetici, medicinali, materie plastiche e ceramiche, vernici e mangimi; anche l’ingestione ed il contatto cutaneo, soprattutto perineale, possono rappresentare un fattore di rischio, afferma infine Oms.