Lo scalo aeroportuale milanese è stato ufficialmente intitolato a Berlusconi; tra sostenitori e detrattori, le opposizioni sollevano dubbi sulla legittimità
Si è rapidamente trasformato in un caso nazionale l’intitolazione dell’aeroporto Malpensa di Milano a Silvio Berlusconi, ufficializzato ieri da una nota del Ministero dei Trasporti che ha attribuito l’emissione dell’ordinanza ad Enac (Ente Nazionale Aviazione Civile).
Il primo ad applaudire è stato il titolare del Ministero dei Trasporti, Matteo Salvini, che attraverso la nota esprime “grande soddisfazione” e sottolinea l’immediatezza dell’atto, ribattezzando fin da subito lo scalo lombardo “Malpensa – Silvio Berlusconi” pur non modificandone la denominazione tecnica (codice Iata “Mxp”).
Dall’altra parte è arrivata in brevissimo tempo la richiesta di un’interrogazione al Ministro da parte del PD, immediatamente allertato dalla fulmineità di questa decisione: “Deve essere chiarita quale procedura sia stata seguita.” – è dichiarato nel documento presentato “e quali siano le motivazioni per cui non sia stata rispettata la procedura prevista dalla legge 1188/1927, che richiede almeno 10 anni dalla morte della persona prima di intitolare un luogo pubblico.”
Gli interroganti, in primis la deputata Silvia Roggiani (firmataria del provvedimento), si chiedono se i Comuni facenti parte del territorio di appoggio dello scalo siano stati informati della decisione, e se lo stesso sia stato fatto con la società che gestisce lo scalo, la Sea.
Nei giorni precedenti erano già stati sollevati dubbi dal sindaco di Milano Giuseppe Sala ed il Ministro Salvini: il Primo Cittadino milanese aveva contestato i tempi dell’ordinanza chiedendo: “Una decisione così si prende in 24 ore?”, e aggiungendo di non poter gioire non tanto per la scelta del nome, ma per il fatto che “in Italia una decisione del genere venga presa dal presidente di Enac.”.
Lo scambio di battute tra membri dell’esecutivo e delle opposizioni è tuttora in prosecuzione, mentre sui social la notizia crea tanti malumori quanti consensi, dimostrando la forte divisività della scelta.