Giani: “Orgogliosi, ma per la sanità pubblica servono più risorse”
Nella ‘spina dorsale’ dei venti grandi ospedali d’Italia che garantiscono le cure più complesse, attirando pazienti da tutta Italia, ci sono le aziende ospedaliero universitarie di Pisa, Siena e Careggi.
La classifica arriva dai tecnici del Ministero della salute che hanno selezionato i poli ospedalieri con il maggior numero di dimissioni, ai quali è stato attribuito un punteggio tenendo conto della complessità dei casi trattati (peso medio della casistica dell’indicatore Drg, che raggruppa i casi per diagnosi) e attrattività dei pazienti da altre regioni.
“Si tratta di un nuovo attestato della qualità dei servizi della sanità pubblica toscana, che non può che farci piacere e rendeci orgogliosi – sottolinea il president della Toscana, Eugenio Giani –. La qualità di un servizio sanitario pubblico universalistico si difende però nel tempo con risorse adeguate: risorse da investire sulla sanità richieste da tutte le Regioni e che il Governo al momento non sta garantendo in misura adeguata”.
“I punteggi attribuiti dal ministero della salute ai tre grandi ospedali toscani sono un riconoscimento della qualità della nostra sanità pubblica – commenta l’assessore al diritto alla salute Simone Bezzini – .Soprattutto sono una conferma delle straordinarie capacità degli uomini e delle donne del nostro sistema sanitario che non smetteremo mai di ringraziare per la passione e l’impegno che mettono nel loro lavoro a servizio della collettività”. “Tuttavia – continua – questa classifica non può lasciarci indifferenti: le strutture ospedaliere che attraggono più pazienti da altre regioni e che trattano casi più difficili sono collocate nel nord e nel centro Italia, costringendo i cittadini del sud a muoversi per avere accesso a cure e trattamenti ad alta complessità”. “Si tratta di un divario – conclude – che con l’autonomia differenziata e l’assenza di risorse ed investimenti da parte del governo nella sanità pubblica è destinato a diventare sempre più ampio, con una conseguente regressione del sistema sanitario pubblico ed universalistico. Ci auguriamo che alle preoccupazioni del ministro Schillaci seguano delle risposte in questo senso, mettendo tutte le regioni nelle condizioni di far crescere i servizi e dare delle risposte appropriate ai bisogni delle persone”.