Quasi 200 ispezioni, 3 tonnellate e mezzo di prodotti ittici e 5 attrezzi da pesca sottoposti a sequestro, 24 operatori multati per un totale di 54.000 euro di sanzioni e 1 operatore denunciato oltre alla chiusura temporanea di due ristoranti e una pescheria
Riaprono a pieno regime le attività turistiche nelle località balneari ed aumenta la domanda di prodotti ittici da consumare in ristoranti e stabilimenti in riva al mare.
Nelle ultime due settimane del mese di maggio la Direzione marittima-Guardia Costiera della Toscana ha quindi deciso di intensificare il coordinamento dell’attività ispettiva sulla filiera della pesca in tutta la Regione, soprattutto con finalità di prevenzione.
Le verifiche sono state eseguite sia in mare che presso i punti di commercio dell’intera Toscana a tutela della risorsa ittica e del consumatore finale.
Quasi 200 ispezioni, 3 tonnellate e mezzo di prodotti ittici e 5 attrezzi da pesca sottoposti a sequestro, 24 operatori multati per un totale di 54.000 euro di sanzioni e 1 operatore denunciato oltre alla chiusura temporanea di due ristoranti e una pescheria. Questi i numeri a consuntivo dei controlli.
In mare le motovedette della Guardia Costiera di Piombino e Porto Ercole hanno intercettato, nelle acque prospicienti le coste dell’Argentario, due pescherecci della marineria di Porto Santo Stefano che effettuavano attività di pesca a strascico con attrezzi non conformi alla normativa nazionale vigente. Le dimensioni delle maglie delle retisono risultate, infatti, decisamente inferiori alla misura prevista, producendo, per effetto, una riduzione della selettività degli attrezzi da pesca con il rischio di catturare esemplari al di sotto della taglia minima consentita. Ad ognuno dei Comandanti dei pescherecci sono statecomminate sanzioni amministrative pari a 2000 euro,mentre gli attrezzi da pesca non conformi sono statisottoposti a sequestro amministrativo.
I mezzi navali di Livorno e Castiglione della Pescaia hanno, invece, sequestrato due reti da posta professionali prive della marcatura di identificazione che serve ad individuare l’appartenenza al relativo peschereccio e alcune centinaia di metri di palamiti utilizzati per la pesca sportiva risultati avere un numero di ami superiore a quello previsto dalla recente normativa nazionale che ne ha ridotto a massimo 50 l’uso e la detenzione a bordo delle unità da diporto.
Nell’entroterra toscano, invece, i militari della Capitaneria di porto di Livorno durante un’attività ispettiva, eseguita congiuntamente ai funzionari del Dipartimento – Unità Sicurezza alimentare – della prevenzione dell’Azienda U.S.L. e la Polizia Municipale di Prato, hanno riscontrato diverse tipologie di illecito tra cui la mancata esibizione della documentazione di tracciabilità e la violazione dei requisiti generali igienico-sanitari che hanno condotto alla chiusura temporanea di una pescheria gestita da operatori etnici a causa delle gravi carenze igienico sanitarie riscontrate. Proprio nelle celle della pescheria sono staterinvenute 3 tonnellate di prodotti ittici inseriti nel circuito commerciale nazionale senza la prevista documentazione attestante la provenienza del pescato in conformità alle leggi internazionali. Al titolare della pescheria sono state comminate sanzioni amministrative per un totale di 3.500 euro.
Analoghe circostanze si sono verificate presso un ristorante etnico di Follonica e un agriturismo di Castiglione della Pescaia. In tutti e due i casi, dopo aver accertato la detenzione di prodotti ittici di dubbia provenienza utilizzati per il servizio di ristorazione, il personale della Guardia Costiera di Piombino e Castiglione della Pescaia ha richiesto l’intervento dei tecnici della prevenzione della USL Grossetana. I successivi controlli congiunti hanno accertato l’esecuzione di attività di preparazione e somministrazione di alimenti in locali non autorizzati e con numerose carenze strutturali e igienico sanitarie. In entrambi i casi è stato emesso un provvedimento di sospensione delle attività.
A Livorno, invece, un ristoratore è stato deferito all’autorità giudiziaria per frode commerciale in quanto aveva pubblicato sul menù pietanze composte da pesce fresco locale che in realtà è risultato essere congelato e proveniente da zone di mare addirittura extra Mediterraneo.