Profonde ferite da elica: un triste bilancio nella giornata mondiale delle tartarughe
Oggi, 23 maggio 2024, si festeggia la giornata mondiale delle tartarughe, fondata nel 1990 dall’American Tortoise Rescue, organizzazione no-profit impegnata nella protezione di questi animali marini, amatissimi e spesso, purtroppo, vittime di incidenti in mare come quelli accaduti in questi ultimi giorni in Toscana.
Il primo risale al 14 maggio 2024. Nel tardo pomeriggio, un cittadino ha notato una tartaruga marina che annaspava vicino alla battigia presso le spiagge bianche di Vada, in località Pietrabianca. L’esemplare, una Caretta caretta, è apparsa subito poco mobile e reattiva e sul carapace, lungo 60 cm, erano presenti 4 tagli, di cui un paio molto profondi, oltre ad altre ferite sul collo ed alla base della pinna. I tagli, soprattutto in un punto, interessavano anche il fianco, fino ad intaccare la parte ventrale (piastrone) dell’animale, facendo ipotizzare che siano stati prodotti dall’azione di un’elica di un’imbarcazione.
Il ritrovamento della tartaruga è stato tempestivamente segnalato al numero blu 1530 della Capitaneria, che ha attivato ARPAT e il Centro di recupero dell’Acquario di Livorno. Una volta giunti sul posto, i biologi dell’Agenzia hanno riscontrato una situazione critica: la tartaruga era ancora viva e rispondeva agli stimoli ma, vista la gravità delle condizioni, è stata trasportata presso l’Ospedale Veterinario Ardenza (a Livorno) dove i veterinari hanno eseguito alcune radiografie all’animale, evidenziando come la ferita più profonda avesse interessato il polmone sinistro. All’arrivo presso l’Acquario la tartaruga era deceduta.
Sebbene le cause di morte fossero chiare, i veterinari della sede di Pisa dell’Istituto Zooprofilattico Lazio e Toscana hanno eseguito una necroscopia che ha rivelato che l’esemplare, un maschio subadulto di 38 kg di peso, è deceduto a causa di 5 lesioni parallele da impatto con elica, alcune delle quali avevano interessato gli organi vitali nella parte più interna del corpo (cavità celomatica).
Dopo pochi giorni, il 21 maggio 2024 i biologi di ARPAT hanno registrato un secondo decesso, una tartaruga della stessa specie (C. caretta) è stata ritrovata, ormai deceduta, a Baratti, probabilmente per uno scontro con un natante dato che l’animale presentava una fuoriuscita degli organi vitali dal carapace profondamente danneggiato.
In questa stagione, gli impatti tra tartarughe ed imbarcazioni risultano piuttosto frequenti perché le tartarughe marine, che vanno in superficie per respirare, spesso si soffermano anche per alcune ore a riposare ed a riscaldarsi al sole. In questa posizione sono poco visibili ed esposte a possibili collisioni con le imbarcazioni. L’alta velocità di navigazione è sicuramente un fattore di maggior rischio e gli impatti, oltre ad essere pericolosi per le imbarcazioni stesse, provocano profonde ferite negli animali fino a spaccare il carapace durante l’urto o causare amputazioni degli arti o della testa.
Ricordiamo, quindi, l’importanza di ridurre la velocità in mare e fare molta attenzione durante la navigazione, per salvaguardare questi animali protetti che abitano il nostro mare.
Infine, un migliore sistema di coordinamento e di attivazione della Rete regionale di recupero degli animali spiaggiati (cetacei, tartarughe e cartilaginei) potrebbe ottimizzare le procedure di intervento e salvataggio di questi animali marini per evitare che le carcasse degli esemplari ormai morti debbano essere smaltiti pregiudicando le ulteriori indagini necessarie a livello veterinario e per la raccolta delle informazioni.