Mancanza di trasparenza e sostenibilità nell’ accordo
A parte il fatto che, a quanto pare, ci sarebbero componenti della Conferenza di servizi (C.d.s.) che ha approvato la proroga dell’inceneritore Aamps che si sono candidati alle elezioni del mese prossimo in appoggio al sindaco uscente Salvetti (ma la Legge 241 sul procedimento amministrativo non prevede, all’art. 6-bis, che ci si debba astenere in caso di potenziale conflitto di interessi?), abbiamo ricevuto copia del verbale dell’ultima riunione della C.d.s. e leggendone il contenuto siamo rimasti allibiti per la disinvoltura con cui gli enti pubblici, che dovrebbero valutare imparzialmente le richieste di autorizzazione per gli impianti di smaltimento dei rifiuti, si sono alla fine arresi ad una richiesta di proroga per l’inceneritore di Livorno che a nostro avviso non sta né in cielo né in terra.
Di fronte alle nostre ripetute e documentate osservazioni, dalle quali è perfino scaturita un’inchiesta della Corte dei Conti e della Guardia di Finanza (tuttora in corso), le autorità coinvolte nel procedimento autorizzatorio si sono ridotte a farsi scudo dei principi generali codificati dalla normativa, che affermano di voler applicare ma che in realtà vengono sistematicamente calpestati:
1) il principio di autosufficienza
questo principio imporrebbe la cosiddetta chiusura del ciclo del trattamento dei rifiuti in prossimità della zona in cui vengono prodotti.
Ma l’inceneritore, secondo i dati ufficiali contenuti nel piano regionale, non chiude affatto questo ciclo: dall’impianto infatti escono ogni anno circa 16mila tonnellate di rifiuti (tra ceneri, scorie, reflui, polveri, ecc.) che per il 96% vengono trattati e smaltiti fuori dalla Toscana (principalmente in Lombardia, ma anche nel Lazio).
Viceversa, il trattamento a freddo nell’impianto TMB di Massarosa, utilizzato durante i periodi in cui l’inceneritore di Livorno è fermo, trasporta fuori dalla Toscana solo il 3% dei rifiuti in uscita.
Quindi, il principio di autosufficienza non viene rispettato con l’inceneritore in funzione, ma solo se l’impianto resta chiuso;
2) la gerarchia della gestione dei rifiuti
secondo il principio gerarchico codificato dalla normativa vigente, l’incenerimento è prioritario rispetto allo smaltimento in discarica, ma a sua volta le strategie di riduzione, riutilizzo e riciclaggio dei rifiuti sono prioritarie rispetto all’incenerimento.
Gli enti pubblici che hanno autorizzato la proroga dell’inceneritore Aamps hanno quindi ignorato in realtà la scala gerarchica che dicono di voler rispettare, considerando l’incenerimento come unica alternativa alla discarica.
Per ridurre lo smaltimento in discarica del quantitativo annuo autorizzato per l’inceneritore di Livorno, cioè 55mila tonnellate, basterebbe infatti aumentare al 76,4% l’attuale obiettivo del 75% di raccolta differenziata, fissato da questi enti pubblici per il 2025 nell’area della Toscana occidentale.
Si tratta di un obiettivo a portata di mano, che probabilmente verrà raggiunto anche in assenza di particolari interventi straordinari: già nel 2022, infatti, intere regioni come Sardegna e Veneto avevano superato il 76% di raccolta differenziata, oltre all’intera provincia di Lucca, che fa parte proprio dell’area servita dall’inceneritore di Livorno, con il capoluogo che da solo aveva già raggiunto l’82%.
Quindi, rispettando davvero la gerarchia dei rifiuti, sarebbe stato sufficiente prendere atto che, con il progressivo ed inarrestabile sviluppo della raccolta differenziata e del riciclo, sarebbe stato possibile finalmente chiudere anche l’inceneritore di Livorno, dopo quello di Pisa e quello della Versilia, già dismessi e demoliti;
3) l’obiettivo del 10% di smaltimento in discarica
secondo tale obiettivo, fissato dall’Europa al 2035, dovremmo smaltire in discarica non più del 10% del totale della produzione di rifiuti.
A giudizio degli enti che hanno autorizzato la proroga dell’inceneritore di Livorno, continuare ad incenerire i rifiuti aiuterebbe nel raggiungimento di tale obiettivo.
Ma in realtà, come abbiamo già chiarito, l’Europa vuole che i rifiuti vengano sottratti alle discariche prioritariamente attraverso la riduzione ed il riciclo, non con gli inceneritori, che infatti verranno colpiti dalla carbon tax europea se non saranno dismessi entro il 2027;
4) sostenibilità economica dell’investimento
gli enti pubblici evitano qualsiasi valutazione autonoma ed imparziale di questo aspetto, sebbene sia prevista dalla normativa, rimettendosi al giudizio della stessa Aamps, che dovrebbe essere invece il soggetto sottoposto all’esame delle autorità competenti.
Aamps, però, cambia nuovamente le carte in tavola, modificando il periodo di ammortamento per una quota di investimenti, dichiarando tassi di interesse più bassi rispetto ai calcoli precedenti, riformulando le soluzioni di adeguamento impiantistico e arrivando a dichiarare che con l’inceneritore spento aumenterebbe la tariffa di conferimento agli impianti.
In realtà, senza inceneritore il flusso dei rifiuti da smaltire, dirottato da Livorno, continuerebbe ad essere trattato presso l’impianto TMB di Massarosa ad un costo di 148 euro a tonnellata, mentre con un inceneritore riattivato nel 2026 il costo salirebbe a circa 213 euro a tonnellata (anche se Aamps continua a dichiarare 155 euro a tonnellata, comunque più alto rispetto al TMB).
Risparmiamo ai cittadini le capriole del Comune di Livorno, che prima ha chiesto “la massima tutela ambientale” e poi si è accontentato di interventi “sperimentali” a basso costo per la riduzione degli ossidi di azoto emessi in atmosfera dall’inceneritore, così come gli risparmiamo quelle della Regione, che prima ha chiesto ripetutamente una valutazione del Comune e dell’autorità di ambito ATO sugli aspetti economici e tariffari e poi si è accontentata di qualche misera diapositiva presentata da Aamps.
Siamo in attesa di un intervento risolutivo della magistratura, nel frattempo non staremo con le mani in mano ed abbiamo già incaricato i nostri legali di integrare ulteriormente le nostre segnalazioni alla Guardia di Finanza.
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Coordinamento provinciale Rifiuti-Zero Livorno