L’idea è quella che deve essere la scuola ad adattarsi alle bimbe ed ai bimbi che la frequentano ogni giorno, non il contrario, come accadeva solo dieci anni prima
Entrando in aula la maestra nota che la carta geografica dell’Italia è appesa in alto, come se fosse un oggetto da venerare a debita distanza. Troppo in alto per gli occhi delle sue scolare e dei suoi scolari. Così prende chiodi e martello, la stacca e l’appende dove tutti possono toccare con mano il loro Paese ed esplorarlo, mettere il dito sulla loro regione e sul posto dove vivono. Geografia viva.
L’idea è quella che deve essere la scuola ad adattarsi alle bimbe ed ai bimbi che la frequentano ogni giorno, non il contrario, come accadeva solo dieci anni prima.
Da piccoli gesti inizia il grande percorso innovativo della didattica di Liliana Lensi, maestra elementare dal 1948 fino ai primi anni settanta del secolo scorso a Visignano di Firenzuola, Torre di Montelupo, Pagnana e Avane di Empoli, Ginestra Fiorentina e Pillo di Gambassi.
La sua esperienza di educatrice e la consapevole intenzione di introdurre metodi innovativi nell’insegnamento è testimoniata dai suoi quaderni scritti a mano pieni di foto, osservazioni, appunti e disegni conservati nell’archivio di famiglia che trovano pubblicazione nel volume Eccoci di nuovo al lavoro edito da TAB Edizioni presentato a Firenze a palazzo Strozzi Sacrati, su iniziativa del presidente della Regione Eugenio Giani, dalla pedagogista e curatrice Mariangela Giusti, figlia di Liliana Lensi, ai giornalisti Agnese Fedeli e Stefano Fabbri e Rebecca Fedeli, docente dell’Istituto Saffi di Firenze.
Pagine di “cronaca scolastica” dove la vita quotidiana entra a far parte delle ore trascorse in classe che raccontano un percorso personale di crescita professionale in una Toscana che rapidamente cambia e l’impegno di una giovane maestra di sperimentare metodi didattici in grado di accompagnare le sue allieve ed i suoi allievi in una nuova realtà offrendo stimoli e interessi da insegnante “ispiratrice”.
La vita di ogni giorno entrava a scuola: la fiera del paese era l’occasione per riflettere sul mestiere del venditore ambulante, la neve motivo di attenzione sul grano e sul suo prezzo, il passaggio della cometa Arend Roland l’occasione per approfondire l’evento sulle pagine dei giornali, ritagliate e lasciate sui banchi per essere lette e commentate.
“I diari della maestra Lensi – aggiunge Mariangela Giusti – raccontano la storia di quella generazione di maestre e maestri chiamati ad adottare i nuovi programmi scolastici elaborati dal Ministero che abbandonavano le formule dettate da Giovanni Gentile, dove gli alunni erano sostanzialmente oggetti passivi nel processo di apprendimento. La didattica pensata per formare i futuri cittadini della Repubblica, ispirata alle idee del pedagogista americano Carleton Wolsey Washburne, era basata sul coinvolgimento attivo delle bambine e dei bambini che diventavano soggetti di diritti ed erano chiamati alla partecipazione attiva nel percorso scolastico attraverso il dialogo e la consuetudine del confronto con gli altri e con il mondo attorno a loro.
A loro era chiesto di prepararsi a diventare protagonisti della ricostruzione civile del Paese. Liliana Lensi, come altri, applicò con convinzione ed entusiasmo il nuovo modello educativo mentre molti insegnanti, ancora per molti anni e con notevoli resistenze, faticarono ad adattarsi ai nuovi metodi e fu necessario un fisiologico ricambio generazionale del corpo docente perché le novità portate dalla riforma scolastica del primo dopoguerra, seguita da altre, arrivassero ad essere generalmente adottate”.
“Conversare” è una delle parole più ricorrenti nelle pagine dei diari. Il “silenzio” faceva parte del retaggio gentiliano e Liliana Lensi nota subito le difficoltà espressive dei suoi alunni, soprattutto delle bambine. La maestra chiede, sollecita, abitua al dialogo ed allo scambio di idee ed impressioni, porta esempi pratici, anticipa sistemi di insegnamento che diventeranno prassi, non comune, solo dopo più di dieci anni e verranno definiti “sperimentali”.
E’ molta l’attenzione che Liliana Lensi dedica ai temi dell’educazione civica, coinvolgendo le sue classi in riflessioni sul nuovo ordinamento dello Stato, la Costituzione ed il significato di ogni suo articolo: cosa vuol dire “Repubblica democratica fondata sul lavoro” ? Ricordate il nome del presidente della Repubblica ?
“Una lettura avvincente – aggiunge Stefano Fabbri – di due libri in uno. La seconda parte, dedicata alle testimonianze di alunni e colleghi, aggiunge riflessioni sul lavoro educativo svolto in quegli anni è complementare alla prima, dove si raccontano trent’anni di storia della scuola e del cambiamento della società italiana con mestieri, consuetudini, livelli culturali in continua e rapida evoluzione e del ruolo e profilo di bambine e bambini che cambiano e diventano nel tempo lo specchio delle vicende del Paese”.
Ogni suo allievo era un allievo diverso, con una traccia personale che spesso Liliana Lensi appuntava nei suoi diari come spunto per poter meglio adattare la sua didattica alle esigenze di ognuno di loro e trarne poi elementi di riflessione utili per tutti.
E tutti, anche molti anni dopo, abbiamo motivi per provare un senso di gratitudine alle maestre come Liliana Lensi che abbiamo avuto la fortuna di incontrare, seduti sui banchi di scuola.