Per il suo impegno a favore di tossicodipendenti, malati di Aids, migranti. Salesiano, 93 anni, sempre a servizio degli ultimi nell’alveo della Chiesa
“Ringrazio il Sindaco che ha voluto riconoscere nella mia persona quanto fatto dai Salesiani di Don Bosco a Livorno, dai tanti volontari in questi 125 anni, con i centri di formazione professionale, scolastici,centri di aggregazione, con le comunità di accoglienza del Ceis da me fondate per i giovani in stato di dipendenza con profughi, immigrati. Dedico la Canaviglia a Don Bosco, Padre, Maestro. La dedico a quanti operano per il sostegno e la formazione dei giovani più svantaggiati nel pubblico e nel privato sociale, a quanti per il loro impegno personale in mutuo aiuto hanno spezzato le catene della dipendenza e ripreso a vivere con responsabilità”.
Così Don Luigi Zoppi ha accolto questa mattina a Palazzo Comunale dalle mani del sindaco Luca Salvetti la Canaviglia, onorificenza che la Città di Livorno conferisce come riconoscimento dell’attività di persone, enti, associazioni che abbiano contribuito a dare impulso e vitalità alla città, attraverso la loro personale virtù e dedizione.
Si è detto contento di essere premiato il 19 marzo, nel giorno di San Giuseppe, ma anche nello stesso giorno dell’elevazione di Livorno a Città, e ha voluto condividere l’onorificenza con il suo ordine e gli altri volontari.
Nella Sala Cerimonie gremita di autorità e di amici del sacerdote, il Sindaco ha ricordato che il motivo per il quale la Giunta ha deciso di assegnare l’onorificenza al sacerdote salesiano è “per il servizio svolto in cinquanta anni spesi tra le periferie esistenziali della nostra città. Don Zoppi ha dedicato la sua vita alle persone più emarginate, offrendo loro assistenza e nuove opportunità, sfidando i pregiudizi che le relegano ai margini della società e ispirando tante persone che, seguendo il suo esempio, hanno dato vita a un’ampia rete di accoglienza e solidarietà.”
A partire dal 1976, Don Luigi, detto Gigi, assunse a Livorno un ruolo cruciale nell’assistenza ai giovani tossicodipendenti, sfidando le convenzioni dell’epoca. Fondatore dell’Operazione Mato Grosso, affrontò i problemi legati alla droga con proposte educative e sociali e con la creazione di comunità terapeutiche. Negli anni ’80, fronteggiò la diffusione dell’AIDS tra i giovani tossicodipendenti. Con l’avvento del nuovo millennio, l’attenzione del sacerdote si spostò sugli immigrati e i profughi. Fondatore di residenze e case-famiglia, si impegnò nel fornire supporto integrale, dalla documentazione al lavoro, con l’obiettivo di offrire loro una vita dignitosa.
L’attribuzione a Don Gigi Zoppi della Canaviglia, nell’importante ricorrenza dell’anniversario dell’elevazione a rango di Livorno a Città (19 marzo 1606), si pone quindi come riconoscimento della sua costante azione di cura e supporto della comunità livornese”.
Hanno preso la parola nel corso della cerimonia: Monsignor Paolo Razzauti (“faccio un paragone con Don Milani: don Gigi ha sempre aiutato tutti, è stato assistente sociale,ma è sempre stato prete fino in fondo, non ha mai rinnegato il suo essere prete. Per questo ti dico grazie a nome della chiesa livornese, anche se forse a nome della Chiesa che è stata, più di quella che è, perché forse i preti giovani, non voglio essere polemico, non sanno neanche chi sei”); Don Armando Zappolini, Presidente del CNCA, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Don Zoppi, un maestro, un riferimento); il Prefetto Paolo d’Attilio (“nel mio percorso professionale l’ho sempre incontrato e l’ho visto sempre pensare agli altri e mai a se stesso, per questo gli dico grazie”); e un uomo senegalese, Cissè Mory Guetta che ha raccontato la sua vicenda di ex raccoglitore di pomodori a Rosarno che solo grazie a don Zoppi, come ha voluto sottolineare, oggi ha documenti, casa e famiglia e una vita serena.
Intervenuti anche il presidente del Consiglio Comunale Pietro Caruso, anche in rappresentanza della Provincia di Livorno e il consigliere comunale Paolo Fenzi.