Nardini: “In Toscana garantito il diritto all’educazione e all’emancipazione sociale fin dai primi anni di vita”
“Nidi Gratis è una misura bandiera dell’identità toscana, che ho fortemente voluto come scelta qualificante sul piano dei servizi in questa legislatura”. Sono le parole del presidente Eugenio Giani che questa mattina è intervenuto a La Compagnia di Firenze in occasione dell’evento organizzato per fare il punto sulla misura regionale a un anno dal lancio.
“Questa misura, di cui hanno goduto oltre 14mila famiglie – ha ricordato Giani – porta al 44 per cento la quota di bambini di età 0-3 che frequentano i nidi, di gran lunga superiore alla media italiana del 38 per cento, e consolida il superamento dei parametri di Lisbona. La Toscana ha investito più di altri sui servizi per l’infanzia e questo perché vogliamo che si caratterizzi per l’educazione dei nostri ragazzi e per la capacità di offerta dei servizi”, ha aggiunto il presidente, sottolineando che con Nidi Gratis “la sinergia pubblico privato ha funzionato benissimo” e rinnovando “l’impegno a contribuire alla nascita di nuovi nidi nei comuni della Toscana”.
Giani ha tenuto a ribadire che “alla base di Nidi Gratis non vi è solo un aspetto economico, ma c’è anche una grande dimensione culturale dalla grande valenza pedagogica: i bambini che frequentano i nidi acquistano in quell’età una capacità relazionale e di abitudine al confronto, al contatto con i propri simili. Oltre a un beneficio indubbio per la famiglia per il contesto della comunità. Nidi Gratis caratterizza la Toscana per essere un po’ avanguardia di quello che a mio giudizio dovrebbe fare il Ministero dell’istruzione e che spero presto faccia” ha concluso il presidente, rivolgendosi al governo e dando appuntamento su questi temi al prossimo novembre, quando la Toscana convocherà gli “Stati generali dell’infanzia”.
“Siamo davvero orgogliosi dei dati che emergono in questo primo anno di ‘Nidi Gratis’ e questo ci spinge a proseguire convintamente su questa strada” ha affermato l’assessora all’istruzione Alessandra Nardini.
Voglio ricordare qual è l’obiettivo per cui nasce questa misura: il nido come diritto per tutte le bambine e per tutti i bambini toscani. Il compito delle istituzioni – ha sottolineato – è infatti quello di garantire ad ogni bambina ed ogni bambino pari opportunità, garantire che i percorsi di educazione e istruzione siano un diritto di tutte e tutti perché rappresentano una leva di emancipazione sociale. Per questo reputo l’azione del Governo Meloni rispetto al contributo nidi discriminatoria e insufficiente: si tratta dell’aumento del contributo e non della gratuità del nido, come invece era stato inizialmente annunciato; inoltre il maggior contributo è previsto solo a partire dalla seconda figlia o figlio”.
“Noi in Toscana – ha proseguito – abbiamo davvero reso i nidi gratis per tutte le bambine e i bambini provenienti da famiglie con ISEE fino a 35 mila euro. Abbiamo fatto questa scelta, quindi, prima di tutto riconoscendo la valenza educativa del nido, la presidente Meloni invece lo trasforma in un premio per il contributo delle donne alla Patria, quindi per meritarlo una donna deve mettere al mondo almeno due figlie/figli. La misura per la gratuità dei nidi è una misura per le bambine e i bambini, prima ancora che per i genitori. Dovrebbe essere concepita principalmente per garantire il diritto all’educazione a tutte le bambine e a tutti i bambini, non solo a chi nasce in una famiglia che può permetterselo, affinché nessun destino sia già scritto in base alle condizioni socio-economiche della famiglia di provenienza. Investire sui nidi significa prevenire abbandono e dispersione scolastica, favorire il successo formativo”.
“In secondo luogo – ha detto ancora Nardini – c’è poi l’aspetto della conciliazione tempi di vita e tempi di lavoro dei genitori, non solo delle donne, anche se in una società purtroppo ancora patriarcale come la nostra, dove il tempo di cura non è equamente distribuito all’interno della coppia, il nido rappresenta quindi anche uno strumento a sostegno principalmente dell’occupazione femminile. Vogliamo infatti che le donne non siano costrette a scegliere tra diventare madri, se lo desiderano, e tornare a lavoro, né debbano rinunciare – ha concluso – alla propria carriera lavorativa magari dovendo necessariamente ricorrere ad un part-time.”