Da 15 anni il corpo dei pompieri soffre una grave emorragia di forze: i nuovi ingressi non riescono a coprire le uscite per pensionamento, mettendo a rischio i servizi di soccorso
I Vigili del Fuoco vantano una storia encomiabile, e la stessa ragione della loro esistenza non può in alcun modo essere sottovalutata; le donne e gli uomini che decidono di intraprendere questo percorso mettono la loro vita al servizio degli altri.
Eppure questo servizio fondamentale sta venendo messo a rischio: da almeno 15 anni, infatti, le capacità formative a livello nazionale non riescono a tenere il passo con i pensionamenti.
Se ogni anno sono tra i 2000 e i 4000 i pompieri che lasciano la divisa, la scuola di formazione di Roma riesce a formarne soltanto 1000 durante un corso della durata di 9 mesi; senza un nuovo impulso, i numeri già drammatici di sottodimensionamento del personale dei Vigili del Fuoco potrebbe causare gravi ritardi nei futuri soccorsi.
La gravità di quanto sta accadendo e già evidente oggi: in caso di emergenze multiple le caserme sono obbligate a coordinarsi e “prestarsi” mezzi e forze, in alcuni casi tra Comuni limitrofi come accaduto durante l’incendio della Scopaia, in cui sono dovute intervenire squadre di Pisa e Cecina.
Inoltre i pompieri sono costretti ad orari prolungati, spesso trovandosi a gestire più emergenze nell’arco di poche ore, sottoponendosi a forte stress.
La risposta del capoturno e responsabile sindacale Massimo Marconcini, durante la nostra intervista, è stata chiara: tutto ciò doveva essere stato previsto 15 anni fa, e se dal Ministero dell’Interno non giungerà una rapida risposta il declino sarà inevitabile.