I flussi migratori incontrollati e le scelte drastiche del governatore repubblicano all’origine dello scontro col governo centrale americano
I canali migratori irregolari degli Stati americani del sud sono ormai da decenni una punta di lancia della politica conservatrice americana, e tra questi è il Texas uno dei principali obiettivi della tratta umana con base in Messico.
Dicembre è stato un mese da record secondo i dati diffusi da Ice, l’ente statunitense di controllo dell’immigrazione: quasi 250.000 arresti alla frontiera, superiori del 13% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, nonostante l’applicazione di norme più severe e la forte repressione da parte delle autorità messicane.
Tucson (Arizona), Del Rio e San Diego (Texas) si sono ancora una volta confermate come città più soggette a questo fenomeno, che ormai ha assunto proporzioni fuori scala e possibilità di controllo; per questo lo stato federale della stella solitaria, per voce del suo governatore repubblicano Greg Abbott, si è rifiutato di abbattere le barriere di filo spinato e ritirare la guardia nazionale, disobbedendo all’ordine emanato dall’amministrazione del Presidente democratico Joe Biden e il pronunciamento della Corte Suprema.
Un grave scontro politico si è dunque innescato tra gli stati confederati e la Casa Bianca; dopo aver disatteso gli ordini del governo centrale, infatti, Abbott si sarebbe ulteriormente accanito contro il Presidente accusandolo di stare consentendo un’invasione vera e propria del suolo americano.
Per quanto Biden abbia in seguito cercato di placare gli animi affermando che avrebbe chiuso i confini e firmato leggi e decreti più severi in caso di emergenza, sono stati gli stessi deputati democratici a riaccendere la miccia di una situazione potenzialmente esplosiva chiedendo al Presidente di prendere il controllo della guardia nazionale, rivolgendo ad Abbott l’accusa di usare il corpo di guardia per creare scompiglio, non attenendosi al pronunciamento della Corte Suprema.
L’inasprimento del dialogo ha portato dunque altri Stati repubblicani a schierarsi dalla parte del governatore Abbott, in alcuni casi proponendosi di inviare le proprie forze nel caso di un commissariamento della guardia nazionale texana: tra questi Arkansas, Oklahoma, Florida e Montana.
Proprio il governatore della Florida ed ex avversario di Donald Trump nella corsa alle primarie repubblicane, Ron DeSantis, ha affermato: “Se davvero la Costituzione americana potesse privare gli Stati del potere di difendersi da un’invasione non sarebbe mai stata ratificata, e il Texas non si sarebbe mai unito all’unione.”