Il futuro dell’inceneritore a Livorno è in bilico tra le pressioni politiche e le preoccupazioni ambientali
Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato:
“La pagliacciata a cui assistiamo ormai da più di un anno, altrimenti nota come rinnovo dell’autorizzazione per l’inceneritore di Livorno, si arricchisce di un nuovo, ennesimo capitolo.
La terza riunione appositamente convocata in Regione ha infatti concluso i propri lavori con un nuovo rinvio, dopo che i vertici del Comune avevano assicurato che la vicenda si sarebbe finalmente chiusa con una decisione definitiva.
Stando alle dichiarazioni della giunta, durante la riunione il sindaco avrebbe preteso da Aamps il massimo della tutela ambientale e la conferma della dismissione dell’impianto entro il 2027.
‘Traducendo, significherebbe un investimento di 20 milioni di euro da ammortizzare in un periodo effettivo di attività di poco più di un anno, dalla conclusione dei lavori di adeguamento all’inizio delle operazioni di riconversione o demolizione.’
Chiunque può rendersi conto di quanto sia folle una simile prospettiva, che non meriterebbe alcun rinvio o approfondimento, ma solo l’immediato ritiro del progetto.
A meno che queste dichiarazioni ufficiali non nascondano ben altre intenzioni.
In effetti, mentre il sindaco chiede la chiusura entro il 2027, Aamps presenta una richiesta per una nuova autorizzazione valida 16 anni.
Mentre il sindaco chiede il massimo della tutela ambientale, Aamps si fa in quattro per ottenere “sconti” sui limiti di emissione degli ossidi di azoto, per risparmiare sull’investimento.
Sembra che il sindaco stia litigando con se stesso, visto che Aamps è per legge sotto il diretto controllo del Comune, così come lo è Retiambiente.
Ci sembra evidente che il vero progetto sia quello di mantenere acceso l’inceneritore ancora per molti anni, a costi ambientali ed economici esorbitanti per la comunità, a beneficio esclusivo delle lobby che guadagnano grazie all’inceneritore (banche, fornitori, ecc.).
Ovviamente speriamo di sbagliarci.
Ma allora perché il sindaco non ordina semplicemente ad Aamps, sottoposta al controllo strategico del Comune (“controllo analogo diretto”), di ritirare la richiesta di rinnovo dell’autorizzazione?
Perché il sindaco non ordina a Retiambiente, sottoposta anch’essa al controllo strategico del Comune (“controllo analogo congiunto” in qualità di maggior azionista), di certificare l’ovvio, cioè che investire 15 o 20 milioni per un anno di attività residua è una pazzia inattuabile?
L’inceneritore, come accade molto spesso da molti anni, è chiuso per guasti anche in questo periodo. Gli impianti alternativi (che garantiscono il territorio da qualsiasi emergenza) sono al lavoro come sempre e i dipendenti dell’inceneritore sono già stati destinati da Aamps ad altri compiti, come ha dichiarato la giunta nell’aula del consiglio comunale.
Basterebbe lasciarlo spento per sempre, come hanno già fatto nelle province di Pisa, Lucca, Grosseto, Firenze, mentre crescevano il riciclo e la raccolta differenziata, senza che esplodessero le tariffe, senza licenziamenti, né emergenze ambientali o altre sciocchezze propalate a vanvera dai tifosi dell’incenerimento.
Aspettiamo una decisione da parte del sindaco, che non può continuare a litigare allo specchio: decreti subito la fine dell’impianto, oppure ammetta che l’inceneritore dovrà pesare sulle tasche e sui polmoni dei livornesi ancora per molto tempo”.
Coordinamento provinciale Rifiuti-Zero Livorno