Il volume pubblicato postumo dalla famiglia presentato in Regione con il presidente Giani
Un peso che condiziona qualsiasi tentativa di crescita dell’economia reale, che costringe i cittadini a fare i conti con un debito di almeno 47.000 euro a testa. Il debito pubblico italiano corre senza sosta, si stima che da gennaio tornerà a crescere prima gradualmente poi accelerando nei mesi successivi per superare a giugno 2024 i 2900 miliardi di euro. Ma come è stato possibile raggiungere queste cifre record? Ci sono delle responsabilità dei governi che si sono succeduti nell’Italia repubblicana? Insomma come e perché sono stati commessi tanti errori?
A dare una risposta è Romanello Cantini (scomparso l’11 febbraio 2022) in un libro pubblicato postumo dalla famiglia, dal titolo quanto mai chiaro “Il Museo degli errori. Storia del debito pubblico italiano” edito da Jack Book (pag.288), presentato nel pomeriggio di oggi nella Sala Pegaso di Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze, sede della presidenza regionale. Presenti il presidente della Regione, Eugenio Giani, il presidente della Banca di Cambiano, Paolo Regini, il professor Pier Luigi Ballini, già docente di Storia Contemporanea presso la Facoltà di Scienze Politiche di Firenze e Antonio Magliuolo, professore di Storia del Pensiero Economico dell’ateneo fiorentino. La moglie Daniela Casagli (che ha fortemente voluto la pubblicazione postuma del libro) i figli Lapo, Duccio e Nicoletta. A moderare i lavori, Simone Pitossi, vicecapo servizio di “Toscana Oggi”.
“Questo libro è una sorta di testamento del patrimonio di cultura di studi e di impegno civile e politico di Romanello Cantini – afferma il presidente Giani – In una materia importantissima, come il debito pubblico, lui persona molto sensibile, da studioso è sempre andato in fondo e nel merito delle questioni. E’ un lavoro molto serio, che per me rimarrà nella libreria principale, perché negli argomenti che affronta per chi è impegnato politicamente sicuramente c’è tanta carne al fuoco. Un ringraziamento particolare va alla moglie di Romanello Cantini, Daniela Casagli, per aver voluto fortemente la pubblicazione di questa opera, insieme ai figli Lapo, Duccio e Nicoletta”.
“Romanello Cantini – scrive nella prefazione il figlio Lapo – non fa sconti nessuno. Governi tecnici, politici, di pentapartito o, più recentemente, di centrodestra o di centrosinistra: nessuno è immune da colpe”.
Come si legge nella presentazione, il libro “racconta in dettaglio come si è formato negli ultimi settanta anni il debito pubblico italiano che, come è noto, è uno dei più alti del mondo”. A ciò hanno concorso diversi fattori. “scelte assistenziali di governi, forze politiche e sindacati”, “pensioni precoci, passivi delle aziende delle partecipazioni statali” e così via, ma anche decisioni adottate in alcuni momenti particolari, come quella compiuta da “Andreatta e Ciampi che, vietando alla Banca d’ Italia di acquistare titoli del Tesoro, fece aumentare enormemente gli interessi dei titoli pubblici”, senza risparmiare le politiche di austerità e il “debito pubblico accumulato dal governo Monti in ossequio alla volontà della Commissione Europea”.
Di ognuna di queste decisioni il libro “ricostruisce la storia indicandone protagonisti e responsabilità”. Una analisi di carattere sceintifico, quella dell’autore del libro, molto attenta a non scivolare nella tentazione della polemica politica. Non a caso Romanello Cantini non giudica necessariamente negativa la politica di indebitamento. In alcuni momenti, le motivazioni – scrive – furono “più che nobili. Fra queste il tentativo di ridurre l’occupazione, la volontà di accorciare la disuguaglianza fra Nord e Sud, l’impegno a ridurre l’emigrazione”. “Ancora oggi – aggiunge – gli italiani devono al debito pubblico contratto allora il fatto di avere raggiunto, con il più alto risparmio individuale, il più grande livello di possesso di beni mobili e immobili in Europa”.
Romanello Cantini, era nato a Varna, frazione di Gambassi Terme, il 16 gennaio 1937 e si era laureato in Storia con Delio Cantimori all’Università di Firenze, abbinando l’insegnamento con l’attività di giornalista e all’impegno politico. Si era formato a fianco di Nicola Pistelli scrivendo sul quindicinale “Politica”. Romanelli è stato poi editorialista di quotidiani nazionali come “Il Tempo”, “Il Giorno”, “Avvenire” ed è stato tra i fondatori di “Toscana Oggi” con cui ha collaborato per quasi quarant’anni scrivendo soprattutto di politica estera. E’ scomparso l’11 febbraio 2022.