Giani: “Più risorse per la sanità pubblica”
La scrittura, in forma narrativa o autobiografica, è una riconosciuta pratica di cura del se: serve a riflettere su esperienze passate, fermare pensieri e ricordi, mettere ordine in un passato difficile da ricostruire, dare senso e forma a stati d’animo e sensazioni che altrimenti rischiano di disperdersi in uno spazio indefinito della memoria.
Gli anni segnati dalla pandemia da Covid 19 iniziano ad essere un tempo sul quale molti iniziano a fermarsi oggi proprio per cercare di ricostruire e capire quei giorni, mesi, anni difficilissimi dove paure e dolori mai provati prima scandivano le ore quotidiane assieme ad un nuovo sistema di regole e comportamenti innaturali che davano la misura esatta della tragedia e dell’emergenza.
I dati ufficiali sull’andamento della pandemia, disponibili sul website dell’Agenzia regionale di sanità toscana, riportano la situazione aggiornata ad oggi, mentre le storie personali dei tre anni difficili di chi ha affrontato in prima linea il virus restano vive nel libro Malgrado tutto edito da Mandragora e presentato a di palazzo Sacrati Strozzi dalle curatrici Tiziana Aiazzi e Alessandra Bencini, assieme al presidente della Regione Eugenio Giani, Daniela Matarrese, direttrice dell’Azienda Universitaria Ospedaliera di Careggi, Sandro Sorbi, professore ordinario di Neurologia e presidente della Fondazione Careggi Onlus, Alessandro Bartoloni, professore ordinario di malattie infettive, Lucia Graziani, medico specialista di malattie infettive, Donatella Lippi, professore ordinario di Storia della Medicina, Daniela Massi, professore ordinario di Anatomia Patologica, Francesca Livi, medico in formazione specialistica di Anestesia e Giulia Bindi, infermiera di medicina interna.
Il libro – nelle parole del presidente Giani – riporta nel presente ricordi drammatici che abbiamo cercato di rimuovere nella dimensione di una tragedia dove tutti, in modo diverso, sono stati toccati dal dolore. Resta vivo il senso di precarietà della vita, lo strazio delle famiglie separate da affetti e persone e spesso private dell’ultimo saluto ai propri cari. Fondamentale, in quei giorni, il lavoro degli operatori della sanità, della scuola e della giustizia, che sempre restano il perno attorno al quale si muove il funzionamento della società civile e delle istituzioni democratiche.
Giorni terribili che avrebbero dovuto essere un monito perché “nulla sarebbe rimasto come prima”. Oggi ci troviamo invece di fronte ad un taglio delle risorse che pesa sul sistema sanitario nazionale e regionale e colpisce il diritto alla salute che la nostra Costituzione riconosce e dovrebbe promuovere nell’interesse della collettività.
Destinare alla tutela del sistema sanitario pubblico il sette virgola cinque per cento del nostro PIL invece del l’attuale sei virgola due, è possibile, rimodulando spese che gravano sul bilancio nazionale. Potremmo così dare un senso alle difficoltà che abbiamo dovuto affrontare e intervenire su attività di prevenzione, riduzione delle liste di attesa, potenziamento e riconoscimento delle professionalità degli operatori, assicurare ai cittadini Toscani il mantenimento degli attuali livelli di assistenza e migliorare un sistema regionale che, anche nelle rilevazioni di istituti di ricerca specializzati, ha dimostrato resilienza e adeguatezza di fronte ad una emergenza senza riscontri recenti”
Sono proprio i ricordi e le testimonianze degli operatori sanitari e di tutti i profili professionali, sanitari e non, coinvolti nella difficilissima gestione di una inedita emergenza ad animare le pagine di Malgrado tutto, dove restano le tracce del lavoro di coloro che hanno prestato il loro prezioso lavoro in ogni reparto, struttura e ufficio dell’Azienda ospedaliera di Careggi, espresse nei modi più diversi: racconti, scatti fotografici, poesie, disegni, narrazioni, ricordi e in qualsiasi forma espressiva potesse allora farsi contenitrice di emozioni e stati d’animo che andavano ben oltre il normale impegno quotidiano e diventavano parte integrante di una vicenda umana totalizzante e condivisa.
Ci sono le vive impressioni del marzo 2020 scritte dall’infermiera del Reparto Rianimazione che riceve il suo primo paziente con diagnosi da Covid-19, che fino a quel momento aveva sperato che la terribile realtà degli ospedali di Bergamo e Milano, vista in televisione, non diventasse mai la sua, e nelle pagine seguenti le riflessioni di un medico abituato a studiare e concentrarsi su farmaci e terapie improvvisamente sopraffatto dal numero dei ricoveri e dal compito di “dare le notizie” ai familiari, cercare di spiegare con parole semplici e comprensibili il reale stato di salute di chi è affidato alle sue cure prestando attenzione ad ogni verbo, ogni termine, usando responsabilità e cercando di lasciare sempre la porta aperta alla speranza in un pesantissimo esercizio comunicativo che lascia il segno in chi deve parlare e in chi è lì per ascoltare.
“Un libro prezioso, sottolinea il professor Sandro Sorbi – pieno di sentimenti ed emozioni che si apre con l’immagine di una Firenze deserta, ma in realtà animata da chi quelle strade vuote le percorreva per andare a lavorare a Careggi e negli altri ospedali e centri di assistenza. Un libro fatto di relazioni umane: fra pazienti che venivano assistiti assieme alle loro famiglie, fra medici, operatori e le loro famiglie a casa, dove tornavano dopo esserti spogliati, lavati, con il timore che il virus fosse una presenza nascosta. Senza dimenticare le relazioni fra loro e loro stessi: cosa sento io che vedo arrivare un paziente dopo l’altro, cosa si prova ad affrontare un evento catastrofico nella necessità di agire”.
Fra una piccola storia, un disegno a lapis o penna, gli scatti gelidi di una Piazza del Duomo con un solo passante immerso nel vuoto di presenze umane, Malgrado tutto è un sofferto resoconto della cronaca dei giorni della pandemia che invita oggi alla riflessione su anni terribili da non rimuovere dalla memoria e tenere sempre ben presenti, per capire quanto l’imprevisto conti nelle vite di tutti e quanto invece il prevedibile debba entrare a far parte dei compiti di chi è chiamato a decidere, scegliere, finanziare e prendersi cura delle politiche sanitarie e dei protocolli di prevenzione. Per evitare di usare ancora una volta la parola “emergenza”.