Il Sappe torna a protestare
Folle e assurda violenza, questa mattina, nella Casa circondariale Sollicciano di Firenze.
“Colpa della scelleratezza di un detenuto straniero, che ha alimentato la tensione nella struttura di via Girolamo Minervini”, riferisce Francesco Oliviero, segretario regionale per la Toscana del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “Il fatto violento è avvenuto questa mattina, quando un detenuto di origini sudamericane pretendeva di andare a scuola. Al diniego dei poliziotti addetti alla sorveglianza, avendo egli un “divieto d’incontro” con un altro ristretto iscritto al corso scolastico al quale i due potevano partecipare a giorni alterni, il detenuto, per altro non incline al rispetto delle regole intramurarie, aggrediva il Personale di Polizia presente. Un agente è stato colpito con due pugni al volto ed è stato trasportato al pronto soccorso del nosocomio fiorentino”.
“Solo grazie all’intervento di un Ispettore e un Assistente Capo che riuscivano a bloccare il ristretto si è evitato il peggio”, aggiunge Oliviero che è fermo nella sua denuncia: “La situazione nel carcere di Firenze è critica: forse aspettiamo un gesto ancora più eclatante affinché qualcuno possa intervenire dimenticando che chi opera all’interno degli istituti sono uomini e donne che rischiano per garantire la sicurezza? I poliziotti penitenziari in servizio nel Distretto Toscana-Umbria da tempo prestano la loro attività lavorativa in condizioni critiche perdendo ogni serenità lavorativa. Da parte del Provveditore ci si aspettano provvedimenti risolutivi che migliorino la vita lavorativa dei poliziotti penitenziari”.
“La situazione penitenziaria è sempre più critica” – dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, che nei giorni scorsi ha incontrato a Palazzo Chigi il presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni: “nessuna indulgenza verso chi aggredisce i nostri poliziotti. In questo senso va nella giusta direzione il nuovo Decreto Sicurezza del Governo, là dove prevede proprio un inasprimento di pena per i detenuti che aggrediscono il personale di Polizia Penitenziaria durante la permanenza e l’espiazione di pena in carcere”.
Capece ricorda di avere espresso nei giorni scorsi “apprezzamento ancheper l’impegno assunto dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio e dal suo omologo albanese Ulsi Manja che consentirà il trasferimento, presso gli istituti di pena del Paese d’origine, dei 1.940 detenuti albanesi ad oggi ristretti nelle carceri italiane” ed auspica “che analoghi accordi vengano assunti con i Paesi che hanno un alto numero di loro connazionali tra i detenuti in Italia, ovvero Romania, Nigeria, Marocco e Tunisia per poi, via via, interessare tutti gli altri Paesi”.