Giani: “Sosteniamo anche con la cultura la loro lotta per diritti fondamentali”
“La marcia delle donne” è una serie di dipinti dedicati alla lotta del popolo bielorusso per la libertà dopo le elezioni truffate dell’agosto 2020. Sono dipinti che ritraggono gatti, “Cats of freedom”, i gatti di Olga Yakubovskaya, illustratrice bielorussa, che li ha resi i protagonisti della mostra inaugurata Palazzo Strozzi Sacrati nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne nell’ambito de La Toscana delle donne”.
E’ una mostra dedicata alle donne bielorusse – prigioniere politiche e progettata per richiamare l’attenzione della società sul problema della libertà di parola e della mancanza dei diritti fondamentali in Bielorussia.
A tagliare il nastro, il presidente Eugenio Giani, la sua capo di Gabinetto Cristina Manetti, ideatrice del Festival, insieme all’autrice e a Yulyia Yukhno, rappresentante dell’ambasciata popolare della Bielorussia in Italia.
«La lotta per la parità di genere, per i diritti e l’emancipazione della donna è profondamente legata al concetto di libertà, valore secondo cui tutti dovrebbero poter vivere – ha detto il presidente Eugenio Giani –. In Bielorussia tuttavia ciò purtroppo non accade, ed è per questo che la Regione Toscana è accanto alle donne e agli uomini bielorussi che chiedono la libertà e di essere rappresentati secondo i principi della democrazia. Una battaglia, la loro, che vogliamo sostenere e che passa anche attraverso la cultura, come testimonia la mostra di Olga Yakubouskaya, che con piacere accogliamo qui nella sede della presidenza».
«In questo momento la Bielorussia sta combattendo per la propria libertà e per la democrazia. Dicono che questa lotta abbia il volto di una donna – spiega Olga Yakubouskaya, autrice della mostra –. I diritti delle donne fanno parte della nostra battaglia, ne sono una parte fondamentale, perciò oggi per noi è un giorno importante. Questa mostra è dedicata alle donne bielorusse prigioniere politiche. Credo che un giorno la nostra patria sarà libera e che noi, tutte e tutti, dobbiamo essere forti».
«Aiutateci ad essere ascoltati e sentiti – è l’appello di Yulyia Yukhno, rappresentante dell’ambasciata popolare della Bielorussia in Italia –. L’attenzione sulla situazione del nostro Paese è bassa, ma abbiamo bisogno che resti alta. Siamo diventati un popolo di rifugiati ormai. Ho scelto Firenze per fondare la mia associazione e la Regione Toscana mi ha aiutato molto per portare avanti la nostra causa. A tutti voi chiedo di continuare a sostenerci, cosicché noi possiamo sostenere i nostri concittadini».
Attualmente in Bielorussia ci sono 160 donne dietro le sbarre, una cifra approssimativa perché non tutte sono pronte a definirsi prigioniere politiche e subire la violenza e le restrizioni che sono previste per questa categoria di prigionieri. Altre 430 sono state condannate agli arresti domiciliari. La maggior parte delle donne condannate hanno figli e sono separate per anni. Le donne bielorusse nel 2020 hanno partecipato attivamente alla lotta per la libertà del loro paese per la quale sono ancora soggette a repressione.