Al museo di Palazzo Datini a Prato, la performance multimediale organizzata dall’associazione La Nottola di Minerva
Iniziato con la celebrazione dell’Elettrice Palatina, il festival de La Toscana delle Donne arriva quasi alla conclusione celebrando Margherita Datini, a 600 anni dalla sua morte, la prima imprenditrice della storia.
Figura rimasta per molti anni all’ombra del marito, il celebre mercante pratese Francesco di Marco Datini, da un lato Margherita è stata fortemente radicata nei valori morali e religiosi del Medioevo e dall’altra intraprendente e all’avanguardia per la sua epoca.
Alla sua ombra a Prato, nel pomeriggio, nello scenario offerto dal museo di Palazzo Datini, arte e scienza si sono fuse in questo terzo appuntamento della rassegna Animae Loci, itinerario letterario e artistico alla ricerca dei luoghi dell’anima dell’associazione La Nottola di Minerva, realizzato nell’ambito de La Toscana delle Donne.
L’artista Linda Messerklinger e le scrittrici e studiose Natacha Fabbri e Erika Maderna, creando una rete tra artiste, studiose e attiviste della scena contemporanea, hanno realizzato una performance multimediale partendo dall’eredità che ci ha lasciato Margherita Datini,
A introdurre lo spettacolo, Cristina Manetti, capo di Gabinetto del presidente Giani e ideatrice del Festival La Toscana delle Donne, Stefania Costa, dell’associazione La Nottola di Minerva e Isabella Ponsiglione, presidente della Fondazione Museo Casa Datini.
“In questa giornata del 25 novembre abbiamo voluto valorizzare una donna come Margherita Datini che ha fatto la differenza di questa città – ha detto Cristina Manetti – Possiamo definirla la prima imprenditrice della storia. La sua importanza è stata riscoperta soprattutto in questi ultimi anni e abbiamo trovato bello celebrarla in occasione della ricorrenza dei 600 anni dalla sua morte proprio in casa sua, nel centro di Prato, ricordando le molte cose che è riuscita a fare, mandando avanti da un lato gli interessi del marito ma anche quelli della città di Prato senza dimenticare gli ultimi, i poveri. Anche attraverso di lei vediamo come molte donne toscane del passato ci abbiano lasciato un’eredità importante nella contemporaneità perché erano estremamente moderne e, facendo cose che hanno precorso i tempi, ci hanno lasciato un patrimonio culturale che, oltre a mostrarci che a loro dobbiamo tante delle conquiste fatte, ci aiuta anche a capire quello che siamo oggi”.