Lorenzo Partesotti, esperto del settore, sottolinea l’importanza dell’integrazione delle diverse tecnologie per la riduzione delle emissioni
Il colosso energetico ENI, che ha come socio principale lo Stato Italiano, ha presentato un progetto per un grande impianto eolico off shore a circa 50 km dalla costa al largo di Livorno e Rosignano, che potrebbe produrre energia elettrica per un milione di persone.
Chi scrive ha una lunga (dagli anni 80) esperienza nel settore delle fonti rinnovabili e ha lavorato alla realizzazione di 180 impianti eolici, di cui molti in toscana (come quelli di Pontedera e di Chianni), e come principale produttore minieolico italiano (a Prato), scelto pure dalla rete di Enel.
I grandi impianti eolici non vanno visti come alternativi ai piccoli impianti (minieolico) e tantomeno agli impianti solari e all’efficienza energetica: per raggiungere gli obbiettivi di drastica riduzione delle emissioni è assolutamente necessario puntare ad un mix di interventi e impianti, di diverse dimensioni e con diverse tecnologie: grande e piccolo eolico sono tutti necessari per azzerare le emissioni e sostituire il petrolio ed il gas come oramai realizzato in diversi paesi (Norvegia, Scozia, ecc).
In ogni caso per produrre l’energia a zero emissioni del progetto “Atis”, occorrerebbero più di 57.000 turbine minieoliche: anche se non vi sono dati certi, probabilmente sarebbero più di tutte le turbine minieoliche esistenti oggi in tutto il mondo !; mentre con l’attuale capacità produttiva mondiale delle aziende che le producono, occorrerebbero diversi decenni per riuscire a produrne 57mila !.
Si tratta insomma di tecnologie e taglie diverse, non in competizione e in alternativa tra loro, ma da integrare: il minieolico è infatti una risorsa per le aziende agricole delle zone montane, che nel centrosud hanno gli alti livelli di ventosità indispensabili (purtroppo quasi assenti nelle colline della regione), per rendere fattibili questi impianti.
Nel merito del progetto Eni e della sua localizzazione nell’area del Santuario dei Cetacei, vasta area in cui navigano da sempre e in numeri enormi petroliere, portacontainer, traghetti e navi crociera, è opportuno ricordare che l’eolico galleggiante, è una struttura “galleggiante” grande, ma di dimensioni modeste rispetto a petroliere e portacontainer, e rimane sempre ferma nella sua posizione.
Certamente è più che ragionevole essere attenti rispetto a grandi corporation che fino ad ora non hanno certo brillato nelle politiche e per gli investimenti concreti per ridurre le emissioni climalteranti, ma occorre anche evitare le posizioni “si…ma non nel mio giardino!”, che non aiutano di sicuro a fermare il disastro planetario del cambiamento climatico.
Si vada dunque nella direzione di un impianto progettato con attenzione e senza nessuna delega in bianco. Anzi con il coinvolgimento, e l’indispensabile e trasparente informazione, e il controllo non solo formale delle istituzioni e dei cittadini.
Contemporaneamente con la stessa attenzione e convinzione Legambiente spingerà e pungolerà il comune di Livorno perché si faccia promotore presso la cittadinanza e le associazioni di categoria di iniziative che possano portare a sviluppare progetti di Comunità energetiche rinnovabili nei quartieri come nelle aree produttive, che ricorrano alle diverse energie rinnovabili, sfruttando per es. le coperture degli edifici e diffondendo sempre più la cultura della “condivisione” dell’energia prodotta con il sole o il vento, che non sono proprietà di nessun grande gruppo ma a disposizione di tutti. E’ necessario che si vada avanti senza perdere tempo: il pianeta in crisi NON ce lo permette !
Lorenzo Partesotti