Il presidente Giani auspica che venga mantenuta anche l’aliquota Iva agevolata sui prodotti per la prima infanzia
Bene che sui nidi gratis il Governo segua il nostro esempio. In Toscana comunque – precisa il presidente della giunta regionale, Eugenio Giani – abbiamo fatto qualcosa in più: da noi a non pagare la retta del nido non è solo il secondo figlio, ma già dal primo tantissime famiglie, quelle con un Isee al di sotto di 35 mila euro, possono godere dell’asilo gratis. Del resto se il numero di figli per donna è pari in Italia a 1,2, va da sé che solo poche famiglie hanno due o più figli”.
Eugenio Giani commenta così le anticipazioni della presidente del Consiglio Meloni, che ha annunciato che, con la manovra in gestazione, dal secondo figlio l’asilo nido sarà gratis.
Nel primo anno in cui la misura è stata varata la Toscana, che è stata la prima a garantire la gratuità del nido, ha già potuto dare soddisfazione a 15 mila famiglie. “Abbiamo stanziato 233 milioni in sei anni – ricorda Giani – e se il secondo figlio a questo punto sarà pagato dallo Stato, potremo pensare di alzare la soglia Isee e garantire la retta gratis anche a famiglie con un Isee superiore a 35 mila euro l’anno”.
“Peccato però – prosegue il presidente – che l’Iva sui prodotti per la prima infanzia, tagliata con la legge di bilancio 2023 al 5 per cento, tornerà dal 2024 al 22 per cento. Si tratta di una spesa che pesa sensibilimente nei bilanci familiari”.
“Sui nidi dallo Stato vorremmo di più – si rivolge al Governo il presidente Giani – Ci aspettiamo un intervento simile a quello che ha portato in passato alla gratuità universale per la scuola dell’infanzia. Non basta sostenere le famiglie per la frequenza del nido (peraltro per tutti i figli, non solo a partire dal secondo), ma occorre che lo Stato si faccia anche carico della spesa dei Comuni per questi servizi: il costo viene infatti finanziato dalle amministrazioni comunali per circa il 90 per cento e la compartecipazione delle famiglie costituisce solo una piccola parte”.
“Sarebbe infine importante – conclude – un maggior dialogo e una maggiore interlocuzione tra lo Stato e gli enti locali, in materia di politiche per l’infanzia: soprattutto con le Regioni che come la nostra investono moltissimo per queste politiche e che hanno una lunga esperienza sul tema. Non è un caso se il bando Pnrr sugli asili ha avuto una bassa partecipazione: le Regioni che hanno la funzione di regolamentazione e coordinamento dei nidi sul territorio non sono state in alcun modo coinvolte nella programmazione di questi interventi. Questo Governo si professa a favore dell’autonomia differenziata ma in realtà accentra gli interventi: anche quelli che prevedono una competenza delle Regioni”.