Questo strategia operativa, che è nata in Danimarca più di venti anni fa e si è estesa anche negli ospedali toscani, consente di ottenere significativi benefici sui pazienti, soprattutto anziani, garantendo un decorso operatorio meno gravato da problematiche di carattere chirurgico (deiscenze, infezioni di ferita) e medico (polmoniti, infezioni urinarie)
Un approccio personalizzato sul singolo paziente, condiviso da più professionisti, sequenzialmente attuato prima, durante e dopo il ricovero per affrontare un intervento chirurgico in piena consapevolezza e maggiore tranquillità: questa è l’essenza di ERAS ovvero “recupero ottimizzato dopo chirurgia” che da oggi è finalmente a disposizione dei pazienti chirurgici, in particolare oncologici, dell’ospedale di Piombino.
Con l’ufficializzazione della nomina del direttore di chirurgia generale Gianluca Scotto si è conclusa la fase “pilota” del progetto, iniziata a metà 2022, ed è diventata pratica quotidiana estesa anche alle urgenze differibili e non solo ai casi programmati.
Questo strategia operativa, che è nata in Danimarca più di venti anni fa e si è estesa anche negli ospedali toscani, consente di ottenere significativi benefici sui pazienti, soprattutto anziani, garantendo un decorso operatorio meno gravato da problematiche di carattere chirurgico (deiscenze, infezioni di ferita) e medico (polmoniti, infezioni urinarie).
Grazie ai continui trials e ricerche si può affrontare la sfida della chirurgia da parte del singolo come un percorso standardizzato e finalizzato a condurre il paziente al giorno dell’intervento nelle migliori condizioni generali possibili e successivamente permetterne una rapida ripresa ed una precoce dimissione.
In sintesi, ERAS permette di ridurre l’ansia e lo stress legati alla chirurgia e agevolare un più sereno ritorno alla ripresa della normale fisiologia di prima del ricovero. Tutti i professionisti coinvolti nella cura del paziente – in particolare l’anestesista, il chirurgo, il fisiatra-fisioterapista, il nutrizionista, l’infermiere di reparto e di sala operatoria – lavorano in team e valutano collegialmente il paziente, per ottimizzarne e migliorarne la performance al momento dell’intervento. L’utilizzo di questo approccio “multimodale” e la tecnica laparoscopica mininvasiva (di cui Piombino ha notevolmente incrementato il numero dei casi nell’ultimo periodo) agiscono in sinergia per minimizzare il trauma chirurgico e migliorarne la precisione, consentendo al paziente una riduzione della degenza ospedaliera e un ritorno rapido al proprio domicilio.
Nella fase pre-ricovero gli operatori Asl svolgono la funzione di “tutor/coach” per il paziente: incontrandolo assieme ai familiari, discutono e pianificano le successive azioni; in particolare il briefing ha la funzione di ridurre l’ansia e preparare mentalmente paziente e familiari all’intervento chirurgico. Potremmo dire che l’equipe dei professionisti della sala operatoria vede il paziente come un atleta di fronte a una sfida agonistica e lo allena per portarlo nel momento topico nelle migliori condizioni possibili.
La sospensione del fumo e del consumo di alcol sono utili nel ridurre le complicanze respiratorie e le infezioni post-operatorie, cosi come l’attività fisica e gli esercizi pre-operatori, calibrati sulle potenzialità o fragilità del paziente giocano un ruolo decisivo nel riportarlo rapidamente, nel post-operatorio, alle sue normali condizioni. La nutrizionista Irene Scacciati, inoltre, interviene nell’identificare l’eventuale contemporanea presenza di anemia e malnutrizione in maniera da correggerli in anticipo attraverso un’adeguata integrazione nutrizionale oppure, se necessario, con trasfusioni di sangue; la correzione di questi parametri è un determinante del percorso. L’assunzione di carboidrati e liquidi per bocca fino a poche ore prima dell’intervento, contro il vecchio dogma del digiuno nella chirurgia del secolo scorso, svolge poi un ruolo specifico nel ridurre gli effetti del trauma chirurgico sul metabolismo e profilo glicemico.
In sede intraoperatoria gli anestesisti, coordinati dal direttore Michele Casalis e da Alessio Demi, svolgono un ruolo chiave con il ricorso alle più moderne tecniche di anestesia loco-regionale ecoguidata, capaci di ottenere un notevole controllo post-operatorio del dolore (senza ricorso a farmaci oppiacei gravati da effetti collaterali sulla ripresa della peristalsi) e un rigoroso dosaggio dell’infusione di liquidi intraoperatori. La chirurgia mininvasiva in assenza di drenaggi e di sondino naso gastrico, consente al paziente di risvegliarsi in modo più naturale e quindi dopo poche ore di potersi già sedere e assumere liquidi per bocca la sera stessa dell’intervento.
I fisioterapisti del gruppo di Milena Gemignani e di Cristina Laddaga (capo area Riabilitazione), con la coordinatrice infermieristica Angela Carminati e poi gli infermieri di reparto e del blocco operatorio, coordinati rispettivamente dai coordinatori infermieristici Raffaella Ciraci e Virgilio Giuseppe, completano questo circolo virtuoso permettendo al paziente di mobilizzarsi, una volta rimosso il catetere vescicale in prima giornata, con notevole beneficio in termini psicologici e di riduzione di complicanze mediche.
Nel corso della progressiva estensione del programma ERAS, la chirurgia colorettale ha visto “crollare” le giornate di degenza da 8 a 4 e la ripresa delle normali quotidiane attività in tempi molto ridotti, determinando un percorso di eccellenza ripagato sia dalla soddisfazione dei pazienti, che non subiscono più la chirurgia come un trauma, sia dalla crescente professionalità e preparazione delle figure coinvolte, che si sentono sempre più integrate in un gioco di squadra.