Esposta nella sala degli Specchi di Villa Mimbelli fino al 10 dicembre l’opera di Carrà va così ad arricchire il percorso espositivo del Museo Fattori
“Garibaldi” (1907, olio su tela), opera del pittore livornese Plinio Nomellini, che fa parte della collezione permanente del Museo civico “Giovanni Fattori”, sarà esposta dal 9 settembre al 10 dicembre alla mostra “Boccioni. Prima del Futurismo”, organizzata dalla Fondazione Magnani Rocca nella sede di Mamiano di Traversetolo (Parma).
In un’ottica di reciprocità e di collaborazione culturale, il Comune di Livorno ha ricevuto in prestito l’opera “Marina” di Carlo Carrà (1932, olio su tela) di proprietà della stessa Fondazione Magnani Rocca.
Esposta nella sala degli Specchi di Villa Mimbelli fino al 10 dicembre l’opera di Carrà va così ad arricchire il percorso espositivo del Museo Fattori.
Scheda del dipinto a cura di Michela Scolaro
Marina, 1932
olio su tela, 41 x 49,5 cm
firmato e datato in basso a sinistra: C. CARRÁ – 932
Appartiene all’inizio degli anni Venti l’avvio da parte di Carrà della ricerca sul tema del paesaggio di mare, soggetto subito amato al quale doveva dedicare un impegno costante lungo l’intero arco della sua attività. […]
È in particolare durante i lunghi soggiorni estivi a Forte dei Marmi, a partire dal 1927-28, che l’artista matura la sua concezione del paesaggio, fondata su un’osservazione attentissima del motivo prescelto, ricondotto alla sua verità più intima ed evidente di accordi imprevedibili tra forme essenziali e colori intensi, vibranti sotto la luce. Su questo dato realistico rielaborato dall’occhio dell’artista, allenato dagli antichi maestri della pittura italiana, da Giotto, a Masaccio, a Piero della Francesca, così come dai contemporanei Paul Cézanne e Pablo Picasso a semplificare e a intensificare, si distendono le ragioni interiori, le emozioni, i ricordi, le fantasie, altrettanti elementi imprescindibili per completare la ricostruzione del paesaggio vissuto da Carrà. […]
Lo spazio articolato per piani è appena approfondito dalle sagome sottili delle due barche in secca, abbandonate sulla breve striscia di spiaggia. Al centro della composizione, due capanni chiudono l’orizzonte, lasciando appena uno scorcio sulla destra per l’apparizione marina. Nessuna presenza umana altera il silenzio, la concentrazione dello spazio ricreato sulla tela. Eppure, sotto questo cielo alto, percorso dalle tracce colorate delle nubi, l’uomo è un presagio concreto, una attesa che la calibrata sospensione temporale dell’opera prolunga all’infinito.