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LIVORNO

Arrivano le telecamere de Le Iene nel carcere di Gorgona

“Un altro carcere è possibile”

“Detenuti a Gorgona, un altro carcere è possibile”, è questo il titolo del video di 15 minuti realizzato dalla troupe de Le Iene, uno tra i più seguiti programmi di attualità e approfondimento della TV italiana.

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Un carcere “possibile” e senza sbarre, dove 75 detenuti vivono liberi e convivono in armonia con le guardie carcerarie, “una maniera di scontare la pena in maniera umana e rieducativa come recita l’articolo 27 della Costituzione e non come nel resto delle carceri italiane che sono solo delle discariche sociali”. Questo il testo e il significato degli interventi dei due inviati de Le Iene Nicola Barrato e Nicola Remisceg, che hanno passato una giornata a Gorgona per realizzare il sevizio.

Una giornata nell’ultima isola carcere d’Europa

I due inviati de Le Iene vengono accolti dai carcerati che li accolgono per farli attraccare già al molo. Poi di buon mattino si va a visitare il forno, quindi l’orto, le stalle, il falegname, la cucina, la vigna, l’allevatore e l’apicoltore. Nel pomeriggio ci si riposa, chi fa jogging, chi può andare in barca a pescare, chi fa laboratorio teatrale, chi gioca a biliardino o a calcetto. Si susseguono le interviste a tutti i detenuti intenti al loro compito.
“Vogliamo solo essere perdonati”

Il carcere di Gorgona rappresenta un’opportunità perché il 70 per cento dei carcerati riesce a non tornare più in carcere, una percentuale altissima rispetto alle altre carceri, cosiddette “normali”. Qui si può imparare un lavoro e inserirsi di nuovo in società una volta fuori. Qui si guadagna 400 o 500 euro che si mettono da parte. “Innocente o colpevole?” chiedono scherzando gli inviati de Le Iene. I più rispondono sorridenti “colpevole”. Ma poi aggiungono: “Vogliamo solo essere perdonati”. E poi ancora: “Grazie alle vostre telecamere possiamo dimostrare a tutti la nostra umiltà”. La giornata si chiude alle
ventidue con il ritorno a terra della troupe.

Nel video sono stati intervistati anche l’ispettore Nicola Giti, l’assistente sociale ed educatrice Barbara Radice, il capo delle guardie penitenziarie Rinaldo Cuffaro e la “zia Luisa” l’unica nata e residente in Gorgona, di 96 anni.

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