Le vittime sono una donna single di 39 anni costretta a cambiare casa e la coppia di 50enni ieri aggredita a martellate. L’accusa delirante è aver rubato dei manoscritti
Una spirale persecutoria, l’aggressione a colpi di martello di ieri sera è solo l’ultimo atto di una lunga serie di aggressioni e di eventi iniziati mesi fa. Costretti a lasciare la casa di proprietà, a cambiare le abitudini di vita e a vivere nel terrore e a niente servono le denunce alla Polizia. Le vittime di questo dramma decidono di rivolgersi a L’Osservatore per raccontare la loro storia.
L’aggressore è un soggetto pericoloso
L’aggressore è in carico ai servizi psichiatrici dell’ASL e noto alla Polizia per essere un soggetto pericoloso. Le testimonianze di queste tre persone, di cui manteniamo segrete le generalità, parlano di martellate alla porta, al muro, pedinamenti, appostamenti, grida, minacce, molestie, aggressioni e percosse che durano da mesi, in crescendo. La ragione è l’ossessione per il furto di due manoscritti.
“Ho chiesto aiuto alla Polizia: noi non possiamo fare niente”
La donna di 39 anni, livornese, ci confessa che i rapporti col condomino non erano pessimi, anzi, spesso essa si era prodigata per aiutarlo con piccoli favori. L’ennesimo favore sarebbe stato quello di custodire una scatola con numerosi manoscritti per una notte e una mattina, il giorno in cui il soggetto in questione doveva recarsi in un ufficio per il reddito di cittadinanza:
“Non riusciva a capire che in casa non glieli rubava nessuno e ha insistito talmente che alla fine ho ceduto e ho preso la scatola di manoscritti. La mattina dopo glieli ho resi ma secondo lui mancavano due quaderni. Lì è iniziata la persecuzione: grida, minacce, offese, martellate alla porta e appostamenti, per strada, quando uscivo di casa e quando tornavo da lavoro. Fino al 31 gennaio in cui mi ha spinto a terra sul pianerottolo e sono dovuta andare al pronto soccorso con 7 giorni di prognosi per le ferite. Sono arrivati ambulanze, Polizia e Carabinieri. A lui non hanno fatto niente e io il giorno dopo ho sporto regolare denuncia. La Polizia nonostante io abbia espressamente chiesto più volte di essere difesa mi ha detto che non può fare niente. Quindi lui è rimasto libero e io vivo nel terrore e sono la sua vittima. Non riuscivo neanche più a poter dormire, fino a che la paura è stata troppa e i primi di febbraio ho preso la decisione di abbandonare casa mia, comprata con i soldi di mia madre e andare a vivere da un’altra parte”.
I due coniugi diventeranno nell’ossessione del persecutore anche loro complici del furto dei manoscritti. Il marito dopo la rissa di ieri sera è a letto con la spalla semi paralizzata, le braccia e le mani piene di morsi a sangue per i quali è stato costretto a fare il testo per l’AIDS e il naso rotto. Adesso rischia la denuncia anche lui per aggressione perché nella lotta ha sottratto il martello all’aggressore e lo ha colpito violentemente alla testa.
La moglie del signore aggredito a martellate: “Chi ci tutela?”
“Viviamo senza un attimo di pace, le aggressioni sono continue, sono stata minacciata una volta con un vetro, voleva tagliarmi la gola. Ogni sera quando chiudo il locale in cui lavoro sono costretta a farmi accompagnare perché sono terrorizzata da lui. Da quando è iniziata questa storia dei manoscritti sono molte le denunce che ho fatto nei confronti di questo tizio. La Polizia ci ha detto ogni volta che non può fare niente e mi ha invitato addirittura a cambiare casa. Come si può dire una cosa del genere a persone come noi, oneste? Chi ci tutela? Ieri sera gridava delle cose che non posso riferire alla porta e picchiava come un matto con il martello e mio marito non poteva fare altro che aprirgli per provare a calmarlo e mandarlo via, adesso invece rischia lui per essersi difeso. Abbiamo nominato un avvocato per difenderci. Le cose non possono funzionare così, la nostra amica ha dovuto rinunciare addirittura alla casa di proprietà a causa delle aggressioni di questa persona. Sono andata a parlare con lo psichiatra dell’Asl che lo segue ma anche lui ha detto che non può aiutarmi se non cercare di cambiare cura e approccio, la prossima settimana ho un appuntamento con l’assessore al sociale del comune di Livorno, proverò di nuovo a chiedere aiuto”.