Guardiamo insieme cosa dice il nuovo decreto del governo Meloni

Due giorni fa il Consiglio dei Ministri ha varato un decreto legge per punire chi organizza e partecipa ai rave party. Come ovvio che sia, la politica si è spaccata tra chi crede nella “linea della fermezza” e chi vede in questa nuova ipotesi di reato un trucco per annichilire le libertà dei cittadini. Il segretario del Partito Democratico Enrico Letta ha twittato: «È un gravissimo errore. I rave non c’entrano nulla con una norma simile. È la libertà dei cittadini che viene messa in discussione». Dall’altra parte il Viminale ribadisce che la norma si applicherà solo ai rave e non alle manifestazioni. Eppure, per quanto approvato dal Consiglio dei Ministri, non si possono escludere applicazioni anche ad altri tipi di “raduni”.
Ma cosa prevede la norma? In pratica, «chi organizza o promuove» un evento da cui «può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica» potrà essere punito «con la pena della reclusione da 3 a 6 anni e con la multa da euro 1000 a 10000».
Il decreto legge, quindi, introduce una nuova fattispecie di reato che si concretizza al ricorrere di alcune condizioni essenziali. Anzitutto l’invasione, ovvero l’occupazione volontaria, di terreni o edifici, sia pubblici che privati. Inoltre, l’invasione dovrà vedere la partecipazione di almeno 50 persone.
Tuttavia, a fare argine al pericolo di repressioni arbitrarie di diritti costituzionalmente garantiti, sarà il ricorrere del pericolo per l’ordine pubblico, l’incolumità pubblica e la salute pubblica. Ad una prima lettura possono sembrare concetti vaghi, suscettibili di applicazioni estese. In realtà, le leggi in vigore e le innumerevoli sentenze della Corte suprema e della Consulta, fissano chiaramente questi concetti. Ciò non toglie che l’occupazione di una scuola, di una università o di una fabbrica, possano rientrare nella nuova fattispecie di reato. È bene ricordare, però, che già la Costituzione, all’articolo 17, condiziona il diritto di riunirsi dei cittadini all’obbligo di dare preavviso alle autorità, che possono vietare la riunione per motivi di «sicurezza o incolumità pubblica».