Bottai: “Ancora una volta purtroppo dobbiamo rispondere alla tanta approssimazione che in questa città, addirittura, ha generato un candidato sindaco puntualmente pronto a sfruttare (seppur anche questa volta maldestramente) ogni “evento” mediatico per finire sui giornali”.
Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa di Lenny Bottai:
Ancora una volta purtroppo dobbiamo rispondere alla tanta approssimazione che in questa città, addirittura, ha generato un candidato sindaco puntualmente pronto a sfruttare (seppur anche questa volta maldestramente) ogni “evento” mediatico per finire sui giornali. Mi rivolgo ovviamente alle parole di Andrea Romiti in merito alle bandiere comparse allo stadio Armando Picchi domenica, e nella commemorazione del 25 aprile, di cui me ne assumo, ce ne assumiamo, piena responsabilità.
Anzitutto bisognerebbe spiegare a Romiti dove si trova il Donbass e come nasce la detta questione, che abbiamo portato, come contraddizione, in merito alla solidarietà verso i popoli che patiscono la guerra e chiedono la pace, che non ci appare equamente distribuita. Lo abbiamo fatto, non a caso, senza mai sponsorizzare la Russia o Putin proprio per non fornire possibilità di strumentalizzazioni, ed anche perché come noto questo non può di certo rappresentarci. La reazione di oggi dei giornali e di alcuni sciacalli dimostra proprio il doppio standard che intendevamo denunciare. Una denuncia non di certo fatta per Romiti, ma per un arco politico ben più ampio e per un pensiero assai diffuso – da destra a sinistra – sostenuto da un’impalcatura mediatica ipocrita, che definiamo pacifinta, che dimostra che il vero totalitarismo oggi è quello liberale, che accetta solo una visione semplicistica delle questioni complesse per avvalorare la sua tesi.
Nel Donbass la guerra non è cominciata a febbraio con l’operazione speciale russa, quando molto probabilmente Romiti – ma non solo lui – ha scoperto alcune zone sul mappamondo, ma bensì nel 2014 con il colpo di stato benedetto dalla NATO e dall’Unione Europea, sorretto da una preoccupante è crescente retorica nazionalista che ha addirittura eretto ad eroe nazionale il collaborazionista nazista Stephan Bandera (responsabile di deportazioni durante l’invasione tedesca nel suo paese), e che sì è servita, come ben noto, di una manovalanza neonazista che ha compiuto massacri come quelli di Odessa, dove nella casa del sindacato dei Lavoratori sono state arse vive circa 50 persone, colpevoli di essere filorusse e non gradire il rovesciamento del precedente governo che, ricordiamolo, era stato democraticamente eletto. Ed è proprio di questa manovalanza, oggi ufficialmente integrata in aggiunta all’esercito regolare, che il governo ucraino, tanto sponsorizzato dalle piazze pacifiste di oggi, per ben otto anni ha bombardato ed ucciso in questa regione “ribelle” non curandosi dei vari “cessate il fuoco” e del protocollo di Minsk. Lo denuncia da anni Banda Bassotti, che con la nostra curva e città ha un lungo rapporto, band che proprio nel 2015, di ritorno dalla carovana di solidarietà in quella regione, venne a suonare per il Centenario del Livorno Calcio continuando la sua opera di raccolta di materiali e medicinali da portare negli orfanotrofi, per aiutare una parte di Ucraina, che se mai è stata riconosciuta dal governo di Kiev, tuttavia non è raggiungibile se non dal confine russo, nè tantomeno sostenibile anche a distanza, come si fa invece per l’Ucraina. Già questo fatto, come avevo denunciato in una lettera al sindaco poco tempo fa, dimostra che anche la solidarietà verso i popoli che patiscono il conflitto oggi non è per niente equivalente e viaggia sugli standard della geopolitica.
Non hanno forse gli stessi diritti i bambini del Donbass e quelli ucraini?
Eppure i primi sono dimenticati e abbandonati da 8 anni, mentre ai secondi, grazie allo sciame di empatia creato e voluto solo per legittimare le spese militari volte a sostenere un’escalation, per fini geopolitici, hanno ogni giorno tutta la nostra solidarietà, che nessuno dice sia sbagliata ma ipocrita perché strumento di guerra e non di pace. E che dire invece dei giornalisti o dei blogger considerati filo russi uccisi nel totale silenzio dal governo ucraino pronto ad entrare in Europa?
A Romiti ed a chi solleva le stesse polemiche strumentali in merito alle bandiere di Lugansk, Donetsk e Novorossya (si ricordi bene, né bandiere con la Z o russe…), presenti in curva ed il 25 aprile – commemorazione alla quale era assente, seppur tenta di nominare la costituzione nata da chi ha fatto la resistenza che non commemora affatto – ricordiamo che quelle bandiere rappresentano delle repubbliche autoproclamate si, ma anche delle regioni autonome riconosciute dal protocollo di Minsk, quindi dei popoli e le loro legittime istanze, che non sono neppure stemmi politici, e quindi non c’è da prendere nessuna distanza a meno che non si ritenga sia necessario farlo dallo spirito di solidarietà che dovrebbe andare anche a questi popoli e non solo agli ucraini.
In merito a Putin, nominato ormai a sproposito in ogni occasione, ricordiamo che a chiedere il riconoscimento delle repubbliche, più volte, nella Duma russa, è stata l’opposizione, e che Putin ha avallato la proposta solo a ridosso dell’operazione iniziata a Febbraio sicuramente solo per opportunismo. Ma questo, come altro, non può cambiare il giudizio su di una questione che nasce in tempi in cui a nessuno in Italia interessava troppo la questione.
Perciò l’accusa strumentale di filo-putinisti, ormai ridondante laddove si rinuncia ad accordarsi al pensiero unico, sbatte sul fatto che gente come il sottoscritto ed altri, della questione ne parlano da anni mentre i più se ne fregavano (nel 2015 già facevo iniziative per raccogliere soldi per gli orfani di Donetsk). Così come andrebbe fatto notare a Romiti che con Putin hanno flirtato politici di destra e di sinistra per anni, salvo poi rinnegare tutto adesso. Chiudo proprio ricordando con tanto di screenshot quando il suo capo del suo partito Giorgia Meloni si congratulava dalla sua pagina social con lo stesso per la rielezione, cosa che si trova facilmente da semplici ricerche on line.
Forse allora Romiti intende prendere oggi le distanze anche da questo?
Noi non ne abbiamo bisogno, perché non dobbiamo rinnegare niente ma confermare il sostegno ai popoli del Donbass (non a Putin) e ringraziamo Romiti e tutti gli altri ad averci portato ad una riflessione sul da farsi in città, visto che questa questione ha aperto degli spazi politici di riflessione necessari, considerando che un gesto spontaneo, nato dal basso ha risvegliato così tante contraddizioni e l’esigenza di uno strumento di riflessione ed azione in città.
Noi siamo per la pace, ma quella vera, che non verrà mai senza il riconoscimento di un problema legato ad una parte di popolazione come quella russofona, che da sempre abita quella zona, alla quale sono state negate, una rappresentanza politica (molti partiti di opposizione sono stati messi al bando), addirittura la possibilità di parlare una lingua che da sempre si parla in quella zona (il russo), e come detto dal 2014 ad oggi non è stato concesso un giorno di pace.
Noi, pertanto, siamo contro la guerra tutta, e siamo soprattutto contro il pericolo della normalizzazione del fenomeno del neonazismo, crescente in Ucraina, spesso favorito con articoli imbarazzanti dove si racconta che Azov è la nuova resistenza e legge Kant. Così come siamo contro la pericolosa escalation causata dall’esposizione della NATO ad est, che non è necessaria e nemmeno un diritto, come al contrario lo è – e lo riconosciamo – l’indipendenza politica ed economica dell’Ucraina, che però deve garantire la neutralità dal campo militare per non attivare una nuova fase di tensione che ci riporta alla guerra fredda. Perché far entrare l’Ucraina nella NATO ed installare basi a pochi kilometri da Mosca significherebbe questo, e noi, non lo vogliamo.
Allego tre testimonianze:
Il sacrario dei bambini uccisi nel Donbass, si chiama “vicolo degli angeli” ed è a Donetsk, dove ha giocato il nostro Cristiano Lucarelli.
Poi un articolo di tempi in cui la stampa era veramente libera sulla tregua violata dal governo di Kiev che oggi viene sponsorizzato come pacifista;
il post della Meloni che si congratulava con l’elezione di Putin (link https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10156154246102645&id=38919827644).