Due insospettabili coniugi gli intestatari
Commercianti ambulanti di tessuti, hanno trasferito soldi estero su estero utilizzando conti in forma anonima.
Livorno, 08 Luglio 2021- A scoprire marito e moglie è stata la dichiarazione di emersione di un imprenditore livornese, operante nel settore della vendita all’ingrosso di pesci e crostacei, che ha messo in luce la posizione non regolare di un 86enne, un ex odontotecnico con studio a Livorno, da cui le Fiamme Gialle hanno rilevato ulteriori anomalie nei movimenti bancari da e verso l’estero dei coniugi, che invece non avevano aderito alla voluntary disclosure.
Ai finanzieri del locale Nucleo PEF era apparso alquanto strano il bonifico di 20.000 euro, effettuato dall’86enne da un conto lussemburghese a un conto cifrato svizzero. Il professionista aveva asserito di aver ricevuto del denaro contante in Italia da una persona di cui non ricordava l’identità, soldi poi trasferiti, con bonifico bancario estero su estero, su un conto elvetico, stavolta “cifrato”, con il nome in
codice “BOTTIGLIA”.
Per il tramite del II Reparto del Comando Generale del Corpo è stata poi avanzata richiesta di cooperazione internazionale all’organo collaterale, in base alla Convenzione contro le doppie imposizioni stipulata tra Italia e Svizzera: effettivamente, i coniugi erano titolari di disponibilità finanziarie in una banca di Lugano, con conto acceso in forma anonima sotto la denominazione di fantasia “BOTTIGLIA”.
È stato quindi accertato che i fondi detenuti in Svizzera dai coniugi livornesi, commercianti ambulanti di tessuti, erano stati ulteriormente trasferiti su un altro conto estero loro intestato, acceso presso una banca in Tunisia, dove – a loro dire – avevano intenzione di finanziare una società sempre operante nel settore tessile.
Ai sensi del decreto antiriciclaggio, comminata una sanzione amministrativa (da 2 a 8 mila euro) in capo alla coppia per non aver osservato la disposizione che vieta l’utilizzo, in qualunque forma, di conti o libretti di risparmio in forma anonima o con intestazione fittizia aperti presso Stati esteri. In un’ottica di trasversalità delle indagini, la condotta ha avuto anche riflessi tributari, con la constatazione di redditi
non dichiarati al fisco italiano per circa 60.000 euro (di cui 52.597 € quali redditi diversi derivanti da presunti introiti sottratti a tassazione nonché ulteriori 6.981 € quali redditi di capitale soggetti a tassazione sostitutiva scaturenti dagli investimenti in titoli esteri), tutti segnalati all’Agenzia delle entrate di Livorno.