Dopo i risultati della Commissione di inchiesta parlamentare arriva la doccia fredda dal Tribunale di Firenze
Firenze, 2 novembre 2020 – Altro schiaffo per le vittime del Moby Prince, tale è la sentenza emanata dal tribunale di Firenze. Dopo i risultati della Commissione di inchiesta parlamentare, che avevano ristabilito la verità, arriva l’epilogo che lascia un amaro profondo in tutti i livornesi, e no. Solo. Così abbiamo contattato Loris Rispoli, Presidente dell’associazione “140” dei familiari dellevittime del Moby, per saperne di più.
“Dopo le conclusioni della Commissione i nostri legali ci hanno espresso la possibilità di fare causa risarcitoria ai ministeri coinvolti; questo per gli accertamenti e le novità venute alla luce grazie a questo organo parlamentare. Purtroppo il magistrato fiorentino, con la sua sentenza, ha accolto la tesi dell’Avvocatura di Stato che afferma che tutto è ormai prescritto”
Così viene riportato della sentenza:
“Nel caso sottoposto alla nostra cognizione, il diritto risarcitorio azionato deve ritenersi prescritto per il decorso del termine di due anni, dalla data in cui la sentenza penale della Corte di Appello di Firenze N. 415 del 5.2.1998 è divenuta irrevocabile.”
Un altro passo del dispositivo recita:
“Essendo nel caso in questione intervenuta una sentenza penale irrevocabile di assoluzione nei confronti di tutti gli imputati dipendenti dalla Capitaneria di Porto, la prescrizione può dirsi compiuta trascorsi due anni dalla data in cui la sentenza è divenuta irrevocabile”
Poi Rispoli termina: “il giudizio espresso sui lavori della Commissione Parlamentare fa male”
Così siamo andati a leggerlo, ed in effetti è un pugno nello stomaco per noi livornesi, ma anche per i membri dell’organo parlamentare che hanno partecipato ai lavori.
“Giova ribadire e precisare a mo’ di sintesi:
- la Commissione d’inchiesta non ha disvelato verità e certezze nuove, avendo solo rivalutato fatti già conosciuti ed accertati in sede penale;
- la Commissione d’inchiesta ha solo espresso valutazioni e giudizi e, per vero, in qualche caso, ha solo sollevato dubbi sull’operato dell’autorità giudiziaria;
- la sua Relazione finale è un atto politico, non essendovi nell’ordinamento norma o principio alcuno, per cui, all’esito di una inchiesta siffatta, possa dirsi superato l’accertamento compiuto sui medesimi fatti in sede giurisdizionale e possa ancorarsi alle risultanze della commissione d’inchiesta il decorso del termine di prescrizione;
- risultano inconferenti i riferimenti alla giurisprudenza in tema di danni lungo – latenti, sia perchè quest’ultima è una fattispecie diversa, con le sue specificità (ove la patologia, per sua natura, si manifesta solitamente a distanza di lungo tempo) sia perché nel caso di specie gli attori non hanno acquisito elementi di conoscenza che in precedenza non fossero stati acquisiti o non potessero essere acquisiti con l’ordinaria diligenza.”
Ancora una volta, purtroppo, siamo di fronte ad una storia di ordinaria ingiustizia.
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