La testata è parte integrante della nostra città
Era il 21 novembre del 2014 quando, con la delibera 464, l’allora giunta a 5 stelle di Livorno querelò una mia vignetta sui rimborsi casa-municipio degli assessori, che vivevano fuori Livorno. Quel giorno, a difendere il diritto di satira e di libera opinione non fu il giornale dove ero solito allora pubblicare, ma lo fece “Il Tirreno” . La scelta non fu fatta per una simpatia nei miei confronti, ma per un ben più ampio e profondo diritto, cioè la possibilità di dissentire e di portare avanti opinioni diverse. “Il Tirreno”, in quella occasione, andò oltre le eventuali questioni personali, non tutelò me o meglio solo me; piuttosto il quotidiano difese un diritto di tutti, al contrario di altri, che opportunisticamente tacquero.
Della querela fu poi chiesta l’archiviazione, ma non è questo il nodo della questione; il punto cruciale è cosa rappresenta questo giornale per la nostra città. Il Tirreno incarna la storia di Livorno, come fosse un monumento come i 4 Mori. Pur scrivendo per la concorrenza, non posso non notare come sia evidente il rischio di ripercussioni negative sulla nostra città, basta pensare a tutte le persone che non hanno la possibilità di leggere le notizie online. Dove finiranno quei momenti di aggregazione mentre si legge un articolo, per esempio ad un bar, e lo di commenta? Ma andando più a fondo nella questione, il Tirreno è fatto anche da chi lo legge, non solo da chi lo scrive o lo stampa; in realtà è come se tutti noi ne fossimo azionisti.
Possiamo criticarlo, amarlo o odiarlo ma non possiamo permettere che non vengano rispettati i diritti fondamentali, in una eventuale cessione della proprietà. Parlo di posti di lavoro, indipendenza editoriale e soprattutto trasparenza nelle operazioni di cessione.
Ma di fronte a noi abbiamo già l’esempio di come una vendita, che non ha rispettato queste regole, possa danneggiare la nostra città, basta pensare al Livorno calcio; la querelle societaria del dopo cessione rischia di avere conseguenze nefaste per tutti noi. Insomma se qualcuno vuol venire qua a Livorno a fare affari è ben accolto, ma che rispetti la nostra città e i livornesi. Di fronte a certi avvenimenti bisogna essere tutti uniti anche se fra di noi non ci siamo simpatici e abbiamo opinioni diverse. Non possiamo permetterci un opportunistico silenzio di fronte a quanto accade, piena solidarietà da parte di tutta la redazione de “L’Osservatore” al Tirreno.
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