L’operazione antidroga ha interessato anche città della Toscana
Gestivano una quota considerevole del traffico di cocaina dal Sudamerica all’Europa con un’organizzazione che trattava direttamente con i grandi cartelli dei Narcos sudamericani, ma la loro fiorente attività è stata interrotta grazie all’indagine “Los blancos”.
L’attività investigativa è il risultato di un’intensa collaborazione internazionale tra la Polizia di Stato, che ha operato attraverso la Squadra mobile di Firenze, il Servizio centrale operativo, e la Direzione centrale per i servizi antidroga, all’interno di un “joint investigation team” insieme alla polizia albanese, la Finec olandese, la Nca inglese, con il coordinamento di Eurojust, Europol, e della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, con la partecipazione anche del Servizio per la cooperazione internazionale di Polizia della Direzione centrale della polizia criminale.
Gli inquirenti hanno eseguito 30 misure cautelari in carcere nei confronti di altrettanti cittadini albanesi, ritenuti responsabili di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, detenzione e anche spaccio di droga.
Nel corso dell’indagine, iniziata nel 2015, gli inquirenti avevano già arrestato 84 persone, mentre in totaleavevano sequestrato circa 4 tonnellate di cocaina, 9 chili di eroina e oltre 5,5 milioni di euro in contanti.
L’operazione antidroga ha interessato le città italiane di Firenze, Genova, Modena, Pisa, Livorno e anche Lucca oltre ad una serie di Paesi esteri tra i quali:
- Albania,
- Austria,
- Belgio,
- Emirati Arabi Uniti,
- Francia, Germania,
- Grecia, Norvegia,
- Olanda, Romania,
- Svizzera,
- Turchia,
- Ungheria ed anche Ecuador.
Il cartello albanese, denominato “Kompania Bello”, era ritenuto l’indiscusso punto di riferimento apicale per i gruppi albanesi specializzati nel traffico di cocaina, con tanto di logo personalizzato “Bello” impresso sui panetti.
L’attività investigativa ha preso il via a Firenze dopo un intervento su una violenta rissa scoppiata tra cittadini albanesi nell’ambito dello sfruttamento della prostituzione.
Alcuni degli indagati erano coinvolti anche in un traffico di stupefacenti, e dall’analisi del contenuto di un telefono cellulare sono emerse notizie sulla struttura dell’organizzazione e sull’ampiezza della sua rete distributiva, che hanno dato il via all’indagine antidroga.
Al vertice della struttura criminale c’era un albanese di 40 anni, che manteneva i contatti con i narcotrafficanti sudamericani, organizzava le spedizioni, impartiva disposizioni alle cellule di distribuzione dislocate in tutta Europa e seguiva il reimpiego dei proventi illeciti dando indicazioni ai suoi complici in Albania, Italia e Olanda circa gli investimenti dei considerevoli profitti.
La droga, che viaggiava a bordo di navi commerciali dal Sudamerica all’Europa, veniva scaricata principalmente nei porti del nord, in particolare:
- Anversa,
- Rotterdam e
- Brema.
Qui l’organizzazione aveva diversi complici introdotti nelle strutture. Una volta scaricato, lo stupefacente arrivava poi nei Paesi di destinazione tramite autocarri e automobili dotati di doppifondi e congegni automatici per l’occultamento.
Parte dei proventi era destinata al pagamento delle spese legali per gli associati arrestati e per il mantenimento dei loro familiari; in cambio veniva richiesto il rigoroso vincolo dell’omertà, imposto con la minaccia ai loro familiari.
Fonte Polizia di Stato
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