Dal quartiere Venezia in tanti annunciano la ripresa. Ma 3 su 10 sono ancora chiusi. Sarà decisiva la solidità economica dei proprietari
La ristorazione a Livorno prova a ripartire. Le ristorazioni a Livorno dopo mesi di ferma, annunciano le loro riaperture dopo il lockdown, in un quadro tutt’altro che facile. Con la cassa integrazione per i dipendenti che ancora, in molti casi, non è arrivata (e in molti casi i ristoratori che ne hanno avuto la forza hanno anticipato con risorse proprie) norme, regole e sussidi su cui ancora non c’è chiarezza (solo in queste ore il Ministro delle Politiche Agricole Bellanova ha annunciato l’idea di un tavolo ad hoc insieme al Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli). Il turismo ancora fermo, scarseggiano i crocieristi, navi vuote e così via. La ristorazione a Livorno prova a ripartire. Nel centro storico, nei quartieri , sul lungomare, Livorno prova con non poche difficoltà a ripartire. Nel cuore della movida notturna livornese, il quartiere Venezia riapre i battenti e prova a ricominciare. E sono molti ristoranti, di ogni livello che proveranno a ripartire soprattutto in questo mese di giugno , come annunciato complice la circolazione di massima libertà di spostamenti tra Regioni, ma anche tra Paesi Ue. Dal 3 giugno, ma tanti sono quelli ancora chiusi: più 1 uno su 3, ha ricordato a più riprese la Fipe/Confcommercio, e tanti sono quelli che stanno alla finestra per capire cosa fare.
Ripartenza tra incertezze e difficoltà
Perchè se le norme, a tutt’oggi, non sono chiare, è piuttosto chiaro che, per chi ha già riaperto, in generale, come c’era da aspettarsi, tra mancanza di turisti, difficoltà economiche e paura ad uscire, ancora, da parte di molti, nonostante le riprese di movida nei quartieri della città, viene lanciato un appello di responsabilità tanto ai clienti che ai gestori di locali, invocando la “sana movida, il calo degli incassi è vicino al -80% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Eppure, nella città e nel centro storico – ci si prova- come ci raccontano, tra le altre, la riapertura, in questi giorni, i ristoratori intervistati, come The Bardge, IL Cantuccio, Scomposto, e Chez Ugo. Chez Ugo per esempio, con novità come il servizio di prenotazione, che in molti casi vista la tipologia di offerta tra “mercato alimentare e ristorazione” non era presente, e innovazioni come la “coda virtuale” via app e telefono per non creare assembramenti.Una voglia di ripartire,anche da parte della ristorazione italiana di ogni livello, raccontata anche dalla mole importanti di comunicati e annunci che stanno tornando ad arrivare copiosi, via mail e social. Una situazione, comunque, complessa, in Italia e nel mondo: all’8 maggio, per esempio, secondo i dati raccolti dalla Guida Michelin, riportati dal quotidiano francese “Le Figaro”, erano aperti solo il 13% dei ristoranti stellati del pianeta.
Estensione del suolo pubblico…ancora in attesa dei permessi
Il proprietario di The Bardge prova ripartire con un orario normale, ma tra costi di bollette Enel, Tari, affitti, suolo pubblico, le incertezze e le difficoltà rallentano la ripresa. E’ venuto meno il turismo crocieristico e di collegamento con le isole, come la più grande Sardegna. Se lo scorso anno lavoravano su tutta la fascia oraria, adesso tutto si concentra per la cena nel fine settimana. Più 1 uno su 3, ha ricordato a più riprese sono quelli che stanno alla finestra per capire cosa fare. Molte attività della ristorazione hanno presentato richiesta di estensione dell’utilizzo del suolo pubblico per il distanziamento sociale. Sperano quanto prima che i permessi siano concessi.
Qualcosa, come detto, in questi giorni si sta sbloccando (anche se molti ristoranti, soprattutto quelli più legati all’hotellerie e al turismo internazionale, aspetteranno addirittura luglio per riaprire, come annunciato, in Italia, dai tristellati La Pergola del Rome Cavalieri di Heinz Beck, o dal St. Hubertus dell’Hotel Rosa Alpina di Norbert Niederkofler), come testimonia anche l’attività della Guida Michelin.
Massimo Netti: “La situazione è durissima per i ristoranti”
Massimo Netti, della Jobson Italia, benchè non sia un ristoratore, ma assiduo frequentatore degli stessi per motivo di rappresentanza lavorativa, esprime in un suo recente Post sulla sua pagina Facebook, la situazione incontrata:”La situazione durissima per i ristoranti”
In uno scenario complicatissimo, come conferma Massimo Netti , il responsabile della guida Jobson Italia e grande osservatore e conoscitore della crisi attuale : “la situazione è durissima per i ristoranti. In queste settimane ho parlato con tanti ristoratori italiani e stranieri, per tanti c’era il desiderio di riaprire quanto prima. Ma come era evidente e come ho segnalato più volte, non ci sarebbe stata la corsa ad andare al ristorante, perchè è logico che in questa fase non possa essere una priorità per la gente. E il risultato è che in realtà, molti di quelli che hanno già riaperto perdono più che a stare chiusi. Se cambierà l’offerta? Ci potranno essere degli aggiustamenti, ma chi andava in un ristorante perchè offriva un certo tipo di cucina, continuerà a farlo, quando si potrà, per lo stesso motivo, quindi non vedo perchè la proposta dei ristoratori dovrebbe essere stravolta. https://www.facebook.com/profile.php?id=100009551720429
Non meno di tre mesi per tornare ad una certa normalità
IL Cantuccio : “Per molto tempo mancherà ovviamente anche tutta la clientela straniera, credo che per tornare ad una certa parvenza di normalità, ci vorranno non meno di tre mesi”. E non si crede in generale, si possa dire che reggeranno meglio all’impatto della crisi certe tipologie di ristorante rispetto ad altre, non è detto che il fine dining possa reggere meglio o peggio della trattoria, per esempio. La differenza vera si pensa che la farà la solidità economica e finanziaria della proprietà, questo sarà l’aspetto determinante. Anche perchè, come si ripete da più parti, per un ritorno a qualcosa che assomigli alla normalità nella gestione dei ristoranti ci vorranno non meno di tre mesi, ad essere ottimisti. E per chi deve fare il lavoro di critica, andare a valutare un ristorante per come lavora in queste prime battute di ripartenza, con tutte le difficoltà che sono evidenti in ogni aspetto, dalla cucina al servizio, non avrebbe molto senso.
La tutela del turismo e prodotto italiano
Osservando le normative in materia di sanificazione e distanziamento, sfruttando in modo creativo gli spazi aperti nei quali sono immersi, i ristoranti propongono agli ospiti nuovi percorsi di degustazione con costi contenuti e prodotti locali ed italiani. Dettano le lineee guida affinchè la cucina e l’ospitalità non perdano il ruolo fondamentale di promotrici del buon vivere e della coesione sociale, temi più che mai attuali anche per la ripresa economica della città di Livorno. Ci auguriamo che tra gli insegnamenti che possiamo trarre da questa crisi sanitaria, ci sia anche un nuovo approccio all’alimentazione più consapevole e rispettoso degli uomini e della natura.
Collaborazione: Vito Capogna
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