Mattinata irreale a Livorno : mercato quasi deserto, poche persone in strada e nei bar, solo alimentari e farmacie sono presi d’assalto
Livorno città vuota ma viva. Composta e con un forte senso di responsabilità che si avverte ovunque.
Ci sarebbe tanta voglia di normalità, ma a vincere è la paura. Non c’è niente da fare. L’ansia da coronavirus, insufflata dai telegiornali, dai social network, c’è e si sente perfettamente: la mattinata nel livornese non è certo come tutte le altre. Non lo può essere, alla luce delle ultime notizie della chiusura di scuole e musei, degli impianti sportivi), dello stop a molte gare di calcio. Si sa che, quando si ferma il pallone, allora dev’essere una roba grossa: perché il pallone è sempre l’ultimo a fermarsi, il pallone è lo specchio e il termometro del paese, da sempre.
Questi e tanti altri pensieri animano la mente delle persone, questi e tanti altri discorsi si sentono questa mattina al bar, nelle piazze, in giro sulla passeggiata. Non si parla d’altro, non è un martedi come tutti gli altri. Ma tante, tantissime facce del martedì ì non le vedi, in questa mattinata strana, silenziosa, quasi vuota. Regna la compostezza, un senso di responsabilità, in coloro che lavorano e sono al pubblico o fanno acquisti. Il lavoro non si è fermato, il commercio, anche questa volta, ha deciso di resistere. Ma con pochissimi clienti. Martedi , giorno di mercato, supermarket e negozi aperti, ma c’è chi ha deciso per una chiusura forzata.. Ma pochissime sono le persone in giro, e gli ambulanti quasi non battono un chiodo. “Sta andando male – racconta uno degli operatori – Non ho mai visto un martedi così mollo, neppure alla fine del mese”. In queste strade non c’è il deserto, ma un andare composto sì, un andare stralunato, quasi irreale. Come all’indomani delle grandi tragedie. Come il giorno dopo un’alluvione, il giorno dopo la tragedia . C’è lo stesso silenzio, la stessa calma.
All’indomani del nuovo decreto che inasprisce le misure per fronteggiare il coronavirus, l’appello inviato da più parti a stare a casa se non necessario sta funzionando.
Poche persone in strada, poco rumore, esercizi commerciali semi vuoti. Nel primo giorno di Italia ‘blindata’ per difendersi dal coronavirus. Livorno vive il giorno feriale come se fosse una domenica mattina.
Negozi aperti nel centro , anche se poca gente circola nelle vie E’ così nelle strade presidiate dai grandi marchi e le strade limitrofe, le luci delle vetrine dei negozi sono accese e il personale è pronto ad aspettare i clienti, ma molti esercizi, diversamente dal solito, appaiono poco frequentati, almeno in queste ore.
Poche auto ferme ai semafori, bar e uffici postali semivuoti come anche gli autobus, aree giochi deserte in diversi parchi della città e tra i banchi dei mercati rionali sono comparse guanti e mascherine. Semivuoti anche alcuni bar nella zona centrale. Più frequentati i supermercati e mercati rionali. Bar, ristoranti e tabacchi aperti regolarmente nella zona di via Grande.
Centro Commerciale Leccia -il pavimento del supermarket è rigato dai nastri adesivi: “Mantenere un metro di distanza”. mentre si prepara ad affrontare la sua prima giornata di “zona protetta” nella partita con il Coronavirus.
Il ponte di Santa Trinita solitamente alle prese con un traffico in alcune ore del giorno soffocante, e con centinaia di persone per le strade, questa mattina appare desolatamente deserto, Traffico scarso, autobus urbani semi vuoti, e pochi pedoni.
Livorno si è risvegliata in zona protetta: anche se fino a ieri non lo era, era un po’ come se lo fosse stata, visto che le prime misure intorno erano già comprese nel decreto precedente. La città è svuotata, ma non si è spenta, poca gente in giro, ma non il deserto.
File per entrare in farmacia o in alcuni negozi e supermarket – anche per rispettare la distanza di un metro tra gli utenti – tante richieste di bicchierini monouso per degustare il caffè al bar, volti coperti da mascherine e anche qualche signora dal coiffeur. Livorno si è risvegliata così dopo che tutta l’Italia è diventata ‘zona rossa’ per l’emergenza Coronavirus.
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