Nell’ultimo secolo sono stati compiuti significativi passi in avanti nelle relazioni tra i due culti
Si celebra oggi la Giornata Nazionale per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei, una sorta di scambio inter religioso che vede impegnati i fedeli di entrambe le religioni nella ricerca di un rapporto di amicizia che includa una revisione dei principi teologici sui quali per secoli si è basata l’ostilità tra i due culti. La particolarità del dialogo ebraico-cristiano deriva dalla sua asimmetria, giacché il Cristianesimo è nato dall’ebraismo. Da qui il riferimento dei cristiani agli ebrei come “fratelli maggiori”, secondo l’espressione resa celebre dal discorso pronunciato da papa Giovanni Paolo II durante la sua visita alla sinagoga di Roma nel 1986.
È solo nel secondo dopoguerra che, come reazione all’antisemitismo e alle persecuzioni razziali dell’Olocausto, si formarono le prime associazioni miste di ebrei e cristiani impegnate a combattere il pregiudizio anti-giudaico e a rivisitare i fondamenti dei rapporti teologici tra le due religioni.
Importantissimo l’incontro tra Giovanni XXIII e Jules Isaac che aprì la via alla stesura di una dichiarazione conciliare sui rapporti tra i culti. Dopo un lungo e tormentato iter di discussione la dichiarazione “Nostra aetate” venne approvata nel 1965 dal Concilio Vaticano II. Il documento esprime la “condanna dell’antisemitismo” e rigettando “la teoria del deicidio”, cioè della responsabilità collettiva del popolo ebraico nella morte di Gesù.
Nel 1965 cominciò la sua attività il Sidic (Service International de Documentation Judéo-Chrétienne), con sede a Roma, per dare seguito e continuità alle direttive del Concilio. Alla “Nostra aetate” seguirono una lunga serie di documenti nei quali l’accento gradualmente si spostò dalla condanna dell’antisemitismo ad un’analisi delle relazioni teologiche tra ebraismo e cristianesimo.
Con Giovanni Paolo II, il dialogo ebraico-cristiano ha ricevuto un nuovo impulso, non tanto dal punto di vista teologico, ma attraverso l’esperienza del Pontefice che aveva vissuto in prima persona gli orrori dell’olocausto: egli infatti non celò mai la sua profonda amicizia con gli ebrei il desiderio di un rinnovato rapporto tra cristiani ed ebrei. Inoltre si recò in visita al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, rendendo omaggio alle vittime della Shoah, e il 13 aprile 1987, primo Papa nella storia, fu ospite della sinagoga di Roma dove fu accolto dal rabbino Elio Toaff e dalla comunità ebraica della Capitale.
Il 28 settembre 1989, su sollecitazione del Segretariato Attività Ecumeniche e della Federazione delle Amicizie ebraico-cristiane, la commissione ecumenica della Conferenza Episcopale Italiana, presieduta dal Vescovo di Livorno Alberto Ablondi, istituì la Giornata dell’ebraismo da celebrarsi il 17 gennaio di ogni anno, alla vigilis della Settimana per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio). Fu la prima iniziativa del genere nel mondo a rimarcare i progressi in Italia del dialogo ebraico-cristiano.
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