Trentesimo anniversario della scomparsa di Leonardo Sciascia avvenuta a Palermo il 20 novembre del 1989
Ricordare Leonardo Sciascia è ricordare un protagonista della migliore lingua italiana ed un “eretico” quale conferma di esigenza di libertà.
Sciascia è stato nel secondo dopoguerra la lingua italiana, con Italo Calvino e Pier Paolo Pasolini le rispettive “eresie” hanno caratterizzato in forme diverse i tre grandi intellettuali sovente protagonisti di rapporti dialettici e conflittuali. Resta nella Storia del nostro Paese- al di là di numerosissime polemiche e dissensi- l’anelito alla libertà e la denuncia di contesti che alimentavano una mafia non semplice crimine ma vero e proprio sistema di potere criminale culturale, politico, affaristico e anche religioso. Una mafia che in quegli ormai lontani non solo era ieri come oggi presente ma che in quegli anni aveva il volto delle istituzioni e governava Palermo. Lo scrittore rappresenta la verità, la vera letteratura distinguendosi dalla falsa solo per l’ineffabile senso della verità- afferma infatti Leonardo Sciascia in “La Sicilia come metafora”- Va tuttavia precisato che lo scrittore non è per questo né filosofo, né storico, ma solo qualcuno che coglie intuitivamente la verità. Lo scopri nella letteratura quel che non riesci a scoprire negli analisti più elucubranti, i quali vorrebbero fornire spiegazioni esaurienti e soluzioni a tutti i problemi.
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A cura di Laura Petreccia, Vito Capogna
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