
Caro lettore,
il manoscritto che hai tra le mani mi è stato consegnato da un’amica, la dottoressa Anna, a cui per ovvi motivi assegnerò un nome di finzione. Mi scuso dunque se, a una prima analisi, la mia potrebbe risultare una scelta – quella della pubblicazione del manoscritto stesso – poco rispettosa, o ancora peggio moralmente deprecabile per intenti di speculazione editoriale. In realtà mi permetto di dirti, che se questo è il tuo pensiero, sei in errore: non faccio altro che rispettare la volontà della legittima proprietaria, e mi spiego meglio. Alcuni anni fa la dottoressa Anna, nelle vesti di dipendente ASL, ricevette il compito apparentemente semplice e innocuo di recarsi presso Villa Glori, vecchia clinica psichiatrica in disarmo, in cerca di importanti documenti dimenticati chissà dove, tra cassetti rugginosi e armadietti divelti.
Il cartello posto all’ingresso (Servizio di Psichiatria, Consultazione e Liaison) era apparso ancora integro dinanzi ai suoi occhi; molto meno integra era invece la clinica, struttura fatiscente che mostrava i suoi anni, situata in una villa ottocentesca immersa nella quiete di un grande parco. Giardini, patii, gazebo e fontane erano nascosti dall’incuria, ma rimaneva un certo fascino da Belle Epoque, e soprattutto una vista magnifica dall’alto della collina, da cui si dominava il mare e la città distesa lungo la costa.
Tutto era ormai abbandonato, e l’interno, benché conservasse il valore di uno stile artistico di grande pregio, pareva devastato da una specie di incursione bellica, o più probabilmente da clochard di passaggio notturno.

Anna, mi raccontò settimane dopo, non fu particolarmente felice di quell’incarico, il luogo le incuteva una specie di sinistro terrore e vi entrò con la voglia di cercare velocemente quei documenti, per poi andarsene presto, senza alcun rimpianto. Eppure, quella visita inattesa le riservò delle sorprese.
In un ambulatorio dei servizi clinici, dentro una specie di scadenziario metallico, si trovò tra le mani un vecchio registro medico, in cui uno psichiatra meticoloso aveva annotato i resoconti, le confessioni, o le semplici e frettolose annotazioni relative ad alcuni suoi pazienti, ospiti della struttura.
Ne rimase talmente affascinata che sfogliandolo dimenticò per mezz’ora il sinistro terrore, e il desiderio di andarsene presto da quel luogo. Avrebbe forse dovuto riconsegnarlo alle strutture sanitarie competenti, ma era chiaro che era stato dimenticato lì da anni, e che se fosse stato di una qualche importanza se lo sarebbero di certo ricordato, e ripreso. E così lo tenne con sé, indecisa sull’uso a cui destinarlo ma anche gelosa del suo ritrovamento, e incapace di condividerlo con qualcuno. Amava sfogliarlo di tanto in tanto, con lo stesso sottile piacere con cui si osservano anelli e collane ereditati dalla nonna, incapaci di indossarli ma certi che al bisogno torneranno comodi. Il bisogno alla fine si materializzò: decise di consegnarlo a me, che sono sempre in cerca di spunti meritevoli per la mia urgenza di scrittura, con l’intenzione di svelarne il contenuto, e portarlo a conoscenza di un pubblico più ampio per mostrare la fragilità dell’animo umano, portata alle estreme conseguenze da vicissitudini più o meno comuni.

Ippocrate definisce il ruolo del medico, del paziente e degli avvenimenti che accadono come variabili significative da tenere in considerazione nei processi di salute e di malattia: “Breve è la vita, lunga l’arte, l’occasione fugace e l’esperienza difficile. Occorre non solo che il medico sia pronto a fare le cose che devono essere fatte, ma che partecipino il paziente, le persone accanto a lui e gli accadimenti intorno”.
E ancora Ippocrate, nelle Lettere sulla follia di Democrito, sottolinea che: “se il corpo soffre la mente non desidera più applicarsi nella virtù; la presenza di una malattia offusca terribilmente l’anima e coinvolge nella sofferenza anche il pensiero”. Ecco allora come la sofferenza finisce per annebbiare la mente, e trasformare le vite di alcune persone in una sorta di progressiva discesa negli Inferi dell’animo umano. A voi la lettura e il giudizio morale. Io mi limito a riportare i fatti.
L’Autrice
Rubrica Letteraria,: Guida alle riviste e gli inserti letterari da leggere e collezionare
A cura di Laura Petreccia, Vito Capogna