35 anni fa tre ragazzi usciti dal liceo classico portarono Livorno all’attenzione del mondo intero, facendosi beffe dell’intero mondo dei critici d’arte, Giulio Argan in testa. Lo fecero scolpendo artigianalmente, e poi facendole riemergere dal fosso mediceo, tre teste, incredibilmente attribuite a Modigliani; una beffa che gettò Livorno sotto i riflettori del mondo intero, e non certo in senso positivo. 35 anni dopo “Dedo”, involontario protagonista di quella beffa, regala alla città il riscatto: la mostra che inizia oggi nella splendida “location” dei Bottini dell’Olio questo deve rappresentare. Aldilà della bellezza, da sindrome di Stendhal, delle opere esposte, di Modigliani e non solo, la mostra deve essere il punto di partenza di un nuovo rinascimento di Livorno; una città da anni in piena crisi, avviluppata su sé stessa, che in taluni casi ha perso anche la speranza. Ecco, “Modigliani e l’avventura di Montparnasse. Capolavori dalle collezioni Netter e Alexandre”, deve segnare il punto di svolta dal quale la città, prostrata dalla lunga crisi, deve rianimarsi, credere di poter tornare allo splendore di un tempo, liberarsi da quel provincialismo che spesso la limita per aprirsi al mondo intero, così come la mostra è per i livornesi, ma non solo per i livornesi, anzi. Allora sì che le opere visibili in piazza del luogo Pio saranno un gesto d’amore di “Dedo” alla sua città, quella che non riuscì a comprenderlo, a capirne la genialità, altrimenti si trasformeranno nell’ennesima occasione persa da una città che tutto avrebbe per diventare conosciuta nel mondo e che troppo spesso si perde nel suo provincialismo.
Alessandro Guerrieri